Il Washington Post ha condotto un’inchiesta sui frammenti di granata d’artiglieria da 155 mm che confermerebbero le denunce di Amnesty International e di Human Right Watch sull’uso da parte di Israele di munizionamento al fosforo bianco. Questo munizionamento che è stato fornito dagli Stati Uniti d’America, sarebbe stato usato nel corso di un attacco condotto nel Libano meridionale lo scorso mese di ottobre sul villaggio di Dhayra. Secondo l’inchiesta il bombardamento provocò il ferimento di almeno nove civili libanesi, mentre quattro edifici rimasero inceneriti.
Israele usa fosforo bianco?
In realtà l’inchiesta è stata del tutto inutile perché è stato lo stesso esercito israeliano a confermare l’uso di quel tipo di munizionamento. Nella conferma, però, il portavoce ha messo in chiaro particolari fondamentali che nell’articolo del quotidiano statunitense erano stati completamente dimenticati.
Inutile sottolineare quanto sia importante nel pubblicare una notizia il riportare i fatti per intero, questo per non confondere, nei casi più importanti disinformare, il lettore che ha diritto ad avere sempre chiari i fatti nella loro interezza.
Nella conferma dell’uso di quel tipo di munizionamento, l’esercito israeliano ha messo in chiaro che l’obiettivo non era il villaggio Dhayra, ma una zona in campo aperto che distava diversi chilometri dall’agglomerato urbano. Da quelle coordinate una postazione di Hezbollah stava lanciano missili e colpi di mortaio verso il territorio israeliano.
Vale la pena ricordare che il divieto dell’uso di queste armi in tempo di guerra vale solo per i centri urbani e non in campo aperto dove si presume non ci sia presenza di civili. Sappiamo che quando si parla di fosforo bianco si perde in genere conoscenza e si accusa senza pensare, ma questa è la regola. Se aggiungiamo che dal bombardamento alla denuncia di Amnesty International e di Human Right Watch, associazioni che proprio non brillano per la loro equidistanza, sono passate almeno quarantotto ore, il sospetto che i frammenti di granata siano stati spostati è legittimo anche perché di quel bombardamento specifico ci sono le immagini e non si vedono centri urbani all’orizzonte.
Che un quotidiano faccia un’inchiesta è giusto, è sacrosanto. Ma perché durante quell’inchiesta non siano state poste domande allo Stato Maggiore dell’esercito israeliano, che avrebbe potuto chiarire la situazione in pochi minuti, rimarrà probabilmente un mistero.
Hamas ha usato i gas contro gli ebrei
Intanto, fosforo bianco a parte, il governo israeliano ha tolto la censura su una notizia che probabilmente scatenerà pesanti reazioni. Che il 7 ottobre Hamas avesse usato una sostanza tossica all’interno della base di Nahal Oz era una voce che aveva girato con insistenza fin dalle prime ore dopo l’attacco terroristico, voce poi in parte confermata dal ritrovamento di contenitori a tenuta stagna prodotti nella Corea del Nord.
Questa voce, come molte altre, erano state in qualche modo congelate in attesa di verifica, solo da poche ore è stata tolta la censura.
L’indagine sulla natura della morte dei soldati dell’IDF in servizio nella base di Nahal Oz il 7 ottobre ha rivelato che sono stati uccisi da un gas tossico che ha causato soffocamento e perdita di coscienza entro pochi minuti dall’esposizione. I principali risultati dell’inchiesta indicano che una sostanza infiammabile, non specificata ma tossica, si pensa a Gas Nervino mescolato con altre sostanze, sia stata lanciata attraverso l’ingresso dell’edificio che ospitava il centro di comando dei soldati di sorveglianza.
Uno di loro, che si trovava nei pressi dell’ingresso dell’edificio, ha tentato di spegnere le fiamme ma non ha avuto successo. L’incendio ha continuato a propagarsi particolare questo che confermerebbe i sospetti che una delle sostanze usate da Hamas fosse fosforo rosso. “Hanno dato fuoco a materiali che si accendevano e si diffondevano, che contenevano gas tossici che potevano causare soffocamento in pochi minuti o anche meno”. Uno degli ufficiali che hanno consegnato il rapporto ha inoltre dichiarato a Channel 12, il primo canale televisivo che ha riportato la notizia, che il tempo stimato di pochi minuti è per eccesso. Solo sette soldati si sono salvati dall’inferno, quelli che si trovavano in quel momento vicino ai bagni. Uno di loro è riuscito a rompere una finestra e, aiutandosi uno con l’altro, sono usciti da quella che era diventata una camera a gas. Dalla loro testimonianza si è capito che mentre l’incendio continuava a diffondersi, i fumi tossici sono entrati nel centro di comando di sorveglianza dove in quel momento prestavano servizio 22 persone. Nel tentativo di proteggersi i militari presenti hanno bagnato con acqua stracci e tovaglioli di carta per riempire il vuoto sotto la porta, ma l’operazione non ha funzionato.
Il silenzio dell’Onu
Pretendere da organizzazioni terroristica come Hamas o come Hezbollah il rispetto delle convenzioni di Ginevra è un’utopia, ma la richiesta, minimo sindacale da parte del mondo libero, andrebbe comunque fatta, anzi pretesa.
La mancanza di un’azione di questo tipo da parte degli organi internazionali, l’Onu, con le sue organizzazioni, e Croce Rossa Internazionale, sempre pronte quando c’è da condannare lo Stato Ebraico ma mute quando bisogna mettere all’indice i terroristi, sta a significare che qualcosa, anzi troppo, non funziona.
Alla luce di ciò che ora sappiamo e nella previsione di ciò che verrà fuori con il proseguimento delle inchieste aperte sull’attacco del 7 ottobre scorso, le persone che hanno un minimo di onestà intellettuale dovrebbero chiedersi: come mai Amnesty International e Human Right Watch non hanno fatto cenno alcuno su quello che Hamas ha fatto e sulle armi che ha usato nell’attacco alla base dell’IDF di Nahal Oz? Come mai il Washington Post non fa un’inchiesta come quella sul fosforo bianco, ma che dico, non pubblica neanche un articolo sulla morte per asfissia dovuta da armi non convenzionali di fabbricazione nord coreana usate da Hamas contro la base di Nahal Oz? La storia ha insegnato, almeno a quelli che l’hanno studiata, che l’uso dei gas contro gli ebrei è stata una prerogativa nazista durante la Seconda Guerra mondiale.
Stupri di massa e uccisioni a sangue freddo che ricordano i pogrom di Russia, Polonia e Ucraina, neonati cotti vivi all’interno dei forni, distruzione delle proprietà e ora anche l’uso del gas. Hamas in poche ore è riuscita a ripetere quello che le SS e i loro collaboratori hanno fatto indisturbati negli anni dell’ultima guerra.
Tutto questo spiega oggi la determinazione israeliana a chiudere i conti con il nemico che si chiama Hamas perché, e il governo di Gerusalemme su questo è stato chiaro, Israele non è più disposta a vivere accanto a chi vuole la sua distruzione.
Michael Sfaradi, 13 dicembre 2023
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