Clima rovente in Medio Oriente. Nelle prossime ore è attesa la risposta di Hamas alla bozza di accordo egiziana per la tregua con Israele, ma difficilmente arriverà una fumata bianca. L’alto responsabile del gruppo palestinese Osama Hamdan ha reso noto che la posizione dei miliziani è per il momento “negativa” ma le discussioni continuano. Un altro esponente di Hamas presente ai negoziati, Zaher Jabareen, ha aggiunto che la “situazione è sensibile”, lasciando intendere che una decisione definitiva non è ancora stata presa. Una posizione che non lascia molte speranze e che rischia di portare all’escalation.
Le trattative per la tregua si stanno rivelando un flop. Il gabinetto di guerra israeliano si riunirà alle 18.30 (le 17.30 italiane, ndr) per discutere i prossimi passi nei negoziati con Hamas per raggiungere un accordo sugli ostaggi. Non è stata definita una scadenza obbligatoria per la risposta di Hamas, ma secondo fonti ben accreditate dovrebbe arrivare in serata, al massimo nella giornata di domani. Con le garanzie di Egitto, Qatar e Usa, Israele sarebbe pronta ad accettare la bozza dell’accordo, costruita tenendo conto delle istanze fondamentali di Tel Aviv. Ma c’è grande preoccupazione per i possibili sviluppi, specialmente in caso di fumata nera.
L’Egitto in queste ore proverà a ridurre le distanze tra Hamas e Israele secondo il quotidiano saudita Asharq, ma tutto dipenderà dalla risposta dei terroristi palestinesi alla proposta consegnata la settimana scorsa. Ma a prescindere da ciò, il premier israeliano Netanyahu sembra intenzionato a tirare dritto sul dossier Rafah. Sollecitato dalle numerose pressioni interne, sembrerebbe intenzionato a procedere per la resa dei conti finale nell’area: i carri armati sono pronti e il piano di attacco è stato messo nero su bianco. Manca soltanto il via libera di Netanyahu, pressochè scontato in caso di risposta negativa alla proposta di accordo sulla tregua.
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Con gli Usa in prima fila, la comunità internazionale è in pressing su Israele per impedire l’attacco diretto a Rafah. Il timore è quello di una catastrofe umanitaria, con migliaia di civili innocenti di mezzo. Come evidenziato da Repubblica, il segretario di Stato Anthony Blinken è già in Israele, a concretizzare la pressione di Biden sugli aiuti umanitari. Nelle scorse ore Tel Aviv ha reso noto di aver colpito “l’imbocco di un tunnel e una postazione di lancio di mortaio nel centro della Striscia dopo che erano stato tirati numerosi proiettili contro i soldati che operavano nell’area”. In un’altra operazione, invece, è stata “eliminata una cellula di operativi che si trovava vicino ai militari”. Mirino puntato sulle infrastrutture di gruppi terroristici della Striscia, inclusi tunnel, edifici ed operativi. Ma molto dipenderà dalla risposta di Hamas: dal cessate il fuoco all’allargamento del conflitto, tutte le ipotesi restano in campo.
Franco Lodige, 2 maggio 2024
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