Esteri

Guerra in Medio Oriente

Ho visto l’orrore: le teste dei neonati mozzate da Hamas

I video horror dal Kibbutz Kfar Aza: 40 corpi disfatti al punto che non si riesce a ricomporli. Sarà necessario il test del Dna

bambini uccisi hamas teste mozzate neonati massacro in Israele La camera di un bimbo israeliano

I soldati israeliani e i paramedici del Maghen David Adom (la Croce Rossa israeliana) in queste ore stanno rimuovendo i cadaveri nel Kibbutz Kfar Aza, vicino al confine con Gaza, nel sud di Israele. Per eseguire il loro lavoro di pietà stanno affrontando orrori inimmaginabili, sono molti, troppi, i corpi da rimuovere per dar loro una degna sepoltura, e, fra questi quaranta sono di neonati e bambini piccoli.

Alcuni con la testa mozzata e i corpi disfatti al punto che non si riesce a ricomporli. Solo facendo gli esami del DNA si riuscirà a capire di chi sono le gambe, le braccia e i tronchi trovati a terra, alla rinfusa, in un mare di sangue mescolato.

Solo oggi, martedì 10 ottobre 2023, alla stampa è stato consentito di esaminare la scena della devastazione che si è perpetrata nel Kibbutz Kfar Aza. La visita è avvenuta mentre era ancora in atto il lavoro di rimozione dei corpi delle vittime dalle case, dagli asili, dai nidi o dalla mensa della comunità. Dopo due giorni non c’è ancora un numero esatto di quante persone siano state uccise. Questo è ciò che resta di una comunità che un tempo era piena di vita e dava lavoro ai braccianti, agli operai e al resto dei lavoratori che arrivavano proprio dalla striscia di Gaza.

Ora la stampa straniera è invitata a testimoniare i crimini, esattamente come avveniva dopo la liberazione dei campi di sterminio alla fine della Seconda Guerra Mondiale, con molti giornalisti che davanti all’orrore non sono riusciti a scrivere, con operatori video che non hanno avuto la forza di riprendere lo scempio che si parava davanti ai loro occhi.

“Non è una guerra, non è un campo di battaglia. Vedi i bambini, la madre, il padre, nelle loro camere da letto, nelle loro stanze di protezione, e come i terroristi li hanno uccisi”, in questo modo il Maggiore Generale dell’IDF Itai Veruv ha descritto la scena. I soldati dell’IDF però debbono operare nell’area con la massima attenzione, perché la possibilità che altri animali umani, così ha descritto il ministro della difesa Galant i terroristi di Hamas, potrebbero essersi nascosti ed attendere il momento per continuare il loro sporco lavoro.

Intanto i razzi continuano a volare e il rimbombo dei mortai, per il quale non esiste alcuna sirena di allarme, fa sentire la sua voce solo ad esplosione avvenuta.

Si sente anche l’artiglieria in sottofondo, sulla recinzione di confine, che si prepara a spianare la strada all’invasione della striscia di Gaza.

I veicoli dei terroristi che sono stati abbandonati potrebbero essere dotati di trappole esplosive e dovranno essere rimossi dai genieri dell’esercito, ma tutto questo non può distrarre l’attenzione dal lavoro più difficile e sacro: la rimozione dei corpi.

Si possono vedere, coperti di lenzuola o dentro ai sacchi di plastica o gomma, mentre vengono portati via dalle loro case. Alla fine di ogni turno si possono vedere capannelli di riservisti che parlano piano, fumano lentamente e bevono piccoli sorsi di acqua o bevande varie per togliersi dalla bocca il sapore della morte.

Erano arrivati ​​aspettandosi il peggio, ma le scene davanti alle quali si sono ritrovati vanno oltre qualsiasi immaginazione. Ripetono, in un mantra che sembra senza fine, di aver trovato bambini con la testa tagliata, intere famiglie uccise a colpi di arma da fuoco nei loro letti. Scene che rimarranno marchiate a fuoco nelle loro anime. Ripetono che finora sono stati portati sulle barelle circa 40 neonati e bambini piccoli, il numero si è fermato a quaranta, nessuno ha avuto, almeno per il momento, il coraggio di continuare il conteggio. Il dato preciso lo sapremo solamente al momento dei funerali.

Le atrocità sono state commesse con ogni mezzo: pistole, granate, coltelli. Armi usate contro civili innocenti e quando qualcuno era riuscito a rifugiarsi nei bunker, sono stati il fuoco e il fumo a consegnare intere famiglie nelle mani dei carnefici.

Rimangono porte spalancate, passeggini abbandonati e i segni del barbaro passaggio di soggetti che non possono essere considerati degli esseri umani, di soggetti che presto saranno chiamati a pagare per quello che hanno fatto, di soggetti che porteranno il loro stesso popolo nel vortice di distruzione che si sono preparati con le loro stesse mani. Perché ciò che è stato perpetrato nel Kibbutz Kfar Aza non rimarrà sicuramente impunito.

Michael Sfaradi, 10 ottobre 2023