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Hong Kong, l’unico che difende la libertà si chiama Trump

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Quando le chiacchiere evaporano, quando i diritti sono sotto attacco davvero, quando i dissidenti sono manganellati davvero, quando la dittatura rivela davvero il suo volto, si possono trarre bilanci sensati. Mappare chi sta con la libertà, e chi no.

Ebbene, con la libertà, ovvero con la gente di Hong Kong, isola che non vuole rinunciare alla sua tradizione anglosassone pur essendo piombata sotto il tallone della Cina comunista (sì, giova ripeterlo, co-mu-ni-sta), non stanno le nostrane Sardine, che anche oggi vanno in piazza urlando al regime contro l’opposizione, surrealismo ittico-politico puro.

Con la libertà, ovvero con la gente di Hong Kong, non sta il Moloch dell’Unione Europea, sempre avvezzo a dare lezioni di compostezza liberale a chiunque, al premier di un Paese democratico come Viktor Orban, ai Brexiters inglesi che esercitano la libertà di scegliere, e di secedere, ma non ai boia cinesi del Partito Unico. La priorità dell’Unione Europea sarà la lotta al cambiamento climatico, ha dichiarato il giorno del suo debutto Ursula von Der Leyen, riducendosi a spalla di Greta Thunberg.

Con la libertà, ovvero con la gente di Hong Kong, non sta nemmeno il Vaticano, nemmeno quel Papa Francesco che vede sempre il volto di Gesù nel migrante, ma evidentemente non negli arrestati, nei percossi, nei torturati da un regime con cui anzi si scambia reciproche svenevolezze (“amo la Cina”, è riuscito a dire nei giorni della repressione più dura, ottenendo in cambio il virgolettato ufficiale “la Cina apprezza la sua amicizia”, una sottomissione neanche tanto mascherata).

C’è solo un uomo, un leader, un rappresentante di un’importante nazione che sta nitidamente e fermamente con la libertà, ovvero con la gente di Hong Kong, tanto che questa gente in queste ore scende in piazza con la sua immagine e la bandiera del suo Paese. Per quanto vada di traverso al mainstream avvezzo a dipingerlo come il barbaro capo del populismo planetario, quest’uomo si chiama Donald Trump. Che ha chiarito subito: l’America sta con i manifestanti. E ieri ha validato lo Human Rights and Democracy Act, il pacchetto di misure allestito dal Congresso in sostegno alle proteste, che tra l’altro prevede il rinnovamento annuo dello status speciale conferito da Washington all’isola e spiana la strada a sanzioni nei confronti dei funzionari cinesi accusati di violare le libertà garantite all’ex colonia britannica. Lo fa anche perché ha in corso un braccio di ferro, addirittura una partita per l’egemonia globale, col Dragone? Grazie, la politica, e la geopolitica soprattutto, hanno a che fare col realismo, pensa che scoperta, invece la Cina porta avanti la Via della Seta per il benessere e la condivisone tra i popoli… Quel che conta, rispetto ai silenzi assordanti e offensivi che abbiamo annotato, è che Trump, proprio lui, il puzzone, l’impresentabile, schiera l’America dalla parte giusta della Storia, con la gente di Hong Kong. I buonisti, non pervenuti.

Giovanni Sallusti, 29 novembre 2019

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