Vi ricordate Barbara Palombelli? Fu linciata, due mesi fa, perché osò dire, sulle donne uccise dai loro partner, che “a volte è lecito domandarsi: questi uomini erano completamente fuori di testa, oppure c’è stato anche un comportamento esasperante e aggressivo dall’altra parte?”. Capirai: litri d’inchiostro inquisitorio, ore di teleindignazione, finché la Palombelli non aveva provato a troncare la polemica, scusandosi davanti alle telecamere. Il solito copione, il solito rito “woke”: una frase fuori posto, la riprovazione dei salotti buoni, la pubblica ammenda. Ebbene: ieri, alla prima milanese di “House of Gucci”, Lady Gaga, che nella pellicola interpreta Patrizia Reggiani, ha detto praticamente la stessa cosa della Palombelli, ma a sessi invertiti. Eppure, di commentatori scandalizzati non se ne vede manco uno: al contrario, si registrano fiumi d’applausi per la pregevole prova di Stefani Germanotta, lodi sperticate per il luccicante red carpet del sabato meneghino.
Come sapete, la Reggiani, moglie di Maurizio Gucci, fu condannata per essere stata la mandante dell’omicidio del marito, avvenuto nel 1995. La donna fu accusata di aver versato 600 milioni a un sicario, Benedetto Ceraulo, e al suo autista, Orazio Cicala, che aiutò l’assassino a fuggire dal luogo del delitto – l’ufficio della società di Gucci, in via Palestro, nel capoluogo lombardo.
Ebbene, intervistata da Fanpage, la cantante e attrice italoamericana ha pensato bene di infilare un po’ di filosofia femminista nel commento a margine del film: “Patrizia Reggiani era una donna traumatizzata, schiacciata da un sistema dominato dagli uomini”, anche se “per me resta colpevole”. E ci mancherebbe: il “patriarcato” ancora non è considerato una circostanza scriminante. E non finisce qua: al Corriere, la Germanotta ha confessato che “è difficile dire che provo un senso di empatia per Patrizia, ma ho imparato ad amarla, […] penso che fosse devastata e abbia avuto un momento d’ira”. Alla faccia del momento d’ira: Maurizio Gucci non l’ha mica ucciso a padellate in testa, in preda a un raptus. Ha pagato due persone per farlo fuori: ci avrà riflettuto più di “un momento”?
Alla fine, Lady Gaga ha concluso che la Reggiani fosse semplicemente pazza. Insomma, una vittima del sistema maschilista, in cui gli uomini erano talmente “concentrati sul potere che non la notavano nemmeno”. La storia della Reggiani, dunque, “serve a farci capire cosa succede alle donne quando sono spinte oltre il limite”. Lezioncina femminista finita.
Non serve nemmeno dire: immaginate che casino sarebbe successo, se si fosse trattato di un uomo che aveva ammazzato la moglie. Il controesempio, appunto, ce l’abbiamo già: l’incidente capitato alla conduttrice di Rete 4. Certo, se Lady Gaga avesse ragione, dovremmo essere assaliti da un moto d’indignazione nei confronti della giustizia penale italiana: se la Reggiani era, in fondo, una martire, come si sono permessi di condannarla?
Nicola Porro, 14 novembre 2021