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I 3 misteri di Conte - Seconda parte

Per farlo, su suggerimento del suo ex guardasigilli Alfonso Bonafede da Mazara del Vallo e di un Marco Travaglio elevato a ideologo di riferimento, ha fatto leva sui più irrazionali e primordiali istinti giustizialisti che erano stati alla base delle fortune del movimento in un’altra e ormai “preistorica” stagione politica, per fortuna tramontata. Si è così trasformato da uomo delle istituzione in barricadero sostanzialmente antidraghiano, unico caso di avvocato (come ha perfidamente osservato Massimiliano Panarari) favorevole a quella non prescrizione dei reati che tanto piace agli inquirenti più politicizzati. Fino ad essere sconfessato da quel Draghi, contro cui in ultima istanza le sue manovre di questi giorni erano dirette, che ha preso direttamente accordi con Beppe Grillo e che ha machiavellicamente fatto sì che alla sconfitta si unisse anche l’umiliazione politica del nostro.

Ogni spazio politico sembra ormai chiuso per il mai diventato capo politico del Movimento, che da garante con l’Europa (che in verità ha sempre diffidato di lui) si ritrova ora sullo stesso fronte bohémien di un Di Battista. Forse dobbiamo aspettare di ritrovarcelo anche lui in perenne viaggio fra le Indie e l’America Latina?

Corrado Ocone, 11 luglio 2021

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