Semplicemente stupendo è poi il richiamo a Wodehouse, in cui viene fuori tutta l’anima british di chi scrive queste pagine: “una ventina di pagine di Wodehouse sono la migliore preparazione possibile a un programma televisivo, sia dal lato del telespettatore sa da quello dei protagonisti in studio. A questi ultimi, Wodehouse suggerisce un “ripasso” decisivo: oltre all’ironia, serve soprattutto l’autoironia. Non prendersi troppo sul serio, giudicandosi con distacco…. e, a fine trasmissione, struccarsi in ogni senso. È staro un gioco: serio, profondo, ma pur sempre un gioco”.
Quanti soloni, non solo negli studi televisivi o in politica! Quanti che si prendono sul serio o pensano di produrre ragionamenti profondi, che sono solo supercazzole! Ironia e distacco anche da sé. È la mia filosofia “liberale” di vita, che qui ritrovo come in uno specchio, anche se la mia via è quella napoletana più che britannica. Convergenze parallele, avrebbe però detto quel tale. Mi stoppo. Tanto vorrei ancora dire su questo libro e sull’autore, ma non ho più spazio. E mi rendo conto di aver detto solo cose positive su entrambi, libro e autore. Spero perciò, con un po’ di civetteria lo ammetto, che Capezzone mi dia occasione, prima o o poi, con qualche sua uscita, di criticarlo. Da liberale, nel trovarmi sempre d’accordo con qualcuno non mi trovo a mio agio!
Corrado Ocone, 11 ottobre 2020