Caro Porro, in risposta all’articolo dell’esperto finanziario che spiega come i BTP vadano bene e relativamente meglio di titoli analoghi francesi e tedeschi, abbiamo un esercizio di aritmetica da mostrare.
Attualmente, ultimi dati annuali, quindi dicembre 2023 rispetto a dicembre 2022 abbiamo i seguenti dati:
in Italia l’inflazione è 0,6%
in Francia 3,6%
in Germania 3,2%
I BTP rendono 3,8%,
OAT francesi 2,8%
I Bund tedeschi 1,9%
Per cui i BTP rendono un +3,2% più dell’inflazione
gli OAT francesi perdono -1% rispetto all’inflazione
e i Bund tedeschi perdono -1,3% rispetto all’inflazione
Quindi in Italia chi abbia 100mila euro da mettere in BTP scadenza dieci anni ha la prospettiva di guadagnare un 3% abbondante più dell’inflazione. In più, dato che appunto da noi l’inflazione è collassata, la probabilità che le quotazioni dei BTP scendano è molto bassa e quindi tra un anno può anche venderli e magari guadagna qualcosa anche in capitale.
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La matematica dei rendimenti rispetto all’inflazione spiega probabilmente tutto il fenomeno. È una cosa ottima per chi abbia dei soldi da parte e infatti finalmente si comincia a vedere un inizio di esodo da conti correnti e anche prodotti di risparmio gestito.
Per lo Stato italiano però è il contrario, paga un 3% e rotti più dell’inflazione, quando lo Stato francese e quello tedesco sifinanziano ad un costo negativo (al netto dell’inflazione che gonfia poi il PIL). Insomma, c’è sempre un rovescio della medaglia.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, 18 gennaio 2024