Cronaca

I buchi dell’inchiesta di Fanpage su Lega e FdI

Cronaca

Ieri è uscita la seconda parte dell’inchiesta di Fanpage mandata in onda da Piazza Pulita sulla “lobby nera” che secondo la ricostruzione influenzerebbe non solo Fratelli d’Italia ma anche la Lega. Il teorema alla base dell’inchiesta è che ci sia un gruppo guidato da tale Roberto Jonghi Lavarini che ha la capacità di influenzare le scelte politiche e il posizionamento dei due principali partiti di centrodestra risultando addirittura determinante nell’elezione di eurodeputati. È evidente, sentendo parlare Jonghi Lavarini, che siamo di fronte a un esaltato e a un millantatore che sostiene di poter spostare migliaia di voti sul territorio e di avere chissà quali contatti. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il mondo politico, sa che stiamo parlando di una macchietta e non certo di un occulto manovratore a capo di chissà quale lobby.

Intendiamoci: le frasi, i gesti, le parole di Jonghi Lavarini e del suo gruppo sono deprecabili e ha fatto bene la leader di FdI a prendere le distanza da qualsiasi forma di estremismo con parole chiare. Ciò però non è bastato e le accuse emerse nella seconda parte dell’inchiesta sono paradossali, in particolare il servizio dedicato alla “galassia social nera”. Giorgia Meloni viene accusata di intrattenere legami con mondi estremisti per il solo fatto di avere un account (peraltro non più attivo da anni) sul social network VK e di “essere seguita da gruppi neofascista”. Il ragionamento è tanto paradossale quanto assurdo: siccome la Meloni è seguita da estremisti, allora lo è anche lei. Come se un leader politico con milioni di seguaci potesse scegliere chi la segue i suoi profili social. Accusa analoga rivolta al suo social media manager Tommaso Longobardi: “Vediamo che tipo di contenuti pubblica chi segue Tommaso Longobardi” viene detto durante la trasmissione. Ognuno di noi deve essere responsabile non solo di quello che scrive o sostiene ma di ciò che dicono gli altri? È un ragionamento che non sta né in cielo né in terra e che infanga il lavoro di un professionista.

Rimane poi il tema delle modalità di realizzazione dell’inchiesta con un giornalista infiltrato che addirittura filma di nascosto incontri privati all’interno della regione Lombardia (da cui peraltro non emerge nulla). In questo caso non siamo a un evento elettorale pubblico come è stato detto nella prima parte dell’inchiesta per giustificare le riprese ma in un ufficio, è lecito anche questo? Viene da chiedersi perché questo genere di inchieste siano sempre a senso unico e indirizzate verso la destra nonostante i leader di Lega e Fratelli d’Italia siano stati in più occasioni chiari affermando che nei rispettivi partiti non c’è spazio per neo fascisti, razzisti, antisemiti ed estremisti vari. Quando potremo finalmente vedere un giornalista infiltrato in un gruppo politico di sinistra? Saremmo tutti curiosi di sapere cosa emergerebbe ma non lo scopriremo mai perché le inchieste vanno bene solo se sono contro la destra.

Francesco Giubilei, 8 ottobre 2021