Su la mascherina agli italiani, giù la maschera a Giuseppe Conte in caduta ormai anche nei sondaggi. Il mondo cattolico ha deciso: non si può puntare su di lui per il futuro. E il premier, tolto Padre Pio, non sa più a che santo votarsi per smontare questa convinzione, certo com’era che bastasse aver frequentato Villa Nazareth per diventare il nuovo uomo della Provvidenza della politica italiana.
Il primo segnale di guerra viene da dodici associazioni cattoliche di rango che lo hanno portato davanti al Tar per eccesso di potere per aver limitato la libertà di culto nei suoi Dpcm riprendendo tesi espresse anche da Sabino Cassese. Per le ricorrenti, in almeno altri 34 luoghi chiusi analoghi alle Chiese si è consentita, con le precauzioni del caso, la prosecuzione delle attività. Pertanto, anche se dal 18 maggio scorso le celebrazioni eucaristiche sono finalmente riprese dopo un tardivo accordo con la Cei, le associazioni ora comunque insistono per una sentenza del Tar “che può aiutare a non dimenticare né derubricare i gravi fatti successi, potendo anche servire da monito affinché non si ripetano”.
L’agitazione di Conte è tale che pare stia muovendo tutto il mondo che vive nei palazzi del potere, che conosce bene per essere stato anche componente autorevole del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa concorrendo legittimamente a promuovere diversi fra i magistrati che oggi siedono ai vertici dei Tar e del Consiglio di Stato, per far valere le ragioni del suo governo, ‘costretto’ a misure d’urgenza in un momento così drammatico, ed evitare una pronuncia contro di esso.
Certamente, oggi più che mai, è dispiaciuto per non essere riuscito a far nominare come Avvocato generale dello Stato Vincenzo Nunziata, responsabile della VII Sezione – in cui presta servizio quella che ancora oggi è formalmente la moglie del Premier Valentina Fico – al posto di Gabriella Palmieri Sandulli, preparatissima, ma soprattutto molto stimata da Sergio Mattarella. Tuttavia, se quella sul diritto al culto può sembrare una battaglia di principio, nei Sacri Palazzi sono furiosi con “Giuseppi” per alcuni temi che lo hanno visto, come dicono, ‘distratto ed insensibile’.
In primis, l’eutanasia, per il mancato intervento del premier sulla sentenza della Consulta che, in parte, l’ha legittimata; poi, i contratti matrimoniali: sono previsti nella legge delega di riforma del codice civile (febbraio 2019), derubricando così definitivamente la materia ad una questione meramente privatistica; Ru486, la pillola abortiva: nell’aula della Camera, il Ministro della Salute del Pd ha assunto l’impegno di rendere obbligatorio per tutte le farmacie italiane di tenere sempre a disposizione la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, rendendo quindi non più necessario il ricovero ospedaliero, benché previsto dalla legge; altro tema, la totale noncuranza del “fattore famiglia” nella legislazione d’emergenza.
Ma il punto che crea maggiore sconcerto nel mondo cattolico è quello che riguarda le scuole paritarie: in Italia sono quasi 13mila, di queste circa 9mila sono cattoliche con oltre 900mila alunni. Si calcola che a settembre saranno almeno 30mila i docenti destinati a perdere il lavoro. Già in questi mesi, molti istituti si sono trovati in grosse difficoltà, con stipendi non pagati anche a causa delle tante famiglie che, colpite dai problemi economici legati al lockdown, non hanno pagato le rette scolastiche. Alle 40mila scuole statali sono stati invece destinati 1,5 miliardi di euro. La Fidae, emanazione della Conferenza Episcopale Italiana, con la maggioranza dei Vescovi mobilitati in prima linea, si sta preparando, insieme alle organizzazioni di altre confessioni religiose o non confessionali, a portare il Governo nei tribunali per l’evidente discriminazione di quelle famiglie che, esercitando un loro legittimo diritto costituzionale, hanno optato per la libertà d’insegnamento e oggi si trovano pregiudicate dal Governo del “cattolico” Conte.