Cronaca

I cinesi su Nature: “Abbiamo trovato gli alieni”

Cronaca

Le teorie sull’esistenza di forme di vita extraterrestre hanno appassionato le menti di curiosi e scettici negli ultimi anni grazie a varie opere di fantascienza, testimonianze sugli avvistamenti di Ufo nei cieli ed all’operato di ricercatori indipendenti.

La caccia agli alieni

Ma forse, una possibile traccia di questi famosi alieni oggi prende forza da una sorta di profezia rilasciata addirittura dall’astronomo Camille Flammarion che nel 1892 scrisse: “Osiamo sperare che verrà il giorno in cui mezzi sconosciuti alla nostra scienza attuale ci daranno testimonianze dirette circa l’esistenza di abitanti di altri mondi”. Parole che forse oggi trovano un riscontro nei possibili segnali alieni intercettati dal radiotelescopio Fast, il più grande e potente occhio puntato sull’Universo che si trova in Cina. Questi segnali dallo spazio, secondo gli scienziati, potrebbero essere delle possibili tracce di una civiltà aliena.

La ricerca cinese

“Viene da una nano-galassia povera di metalli”, hanno scritto nel loro studio appena pubblicato su Nature gli astronomi cinesi, come riportato dal Corriere della Sera. “Dobbiamo indagare ancora e ci vorrà molto tempo”, fa sapere il professor Zhang Tongjie, che guida il progetto Fast e dirige il team di ricerca extraterrestre al dipartimento di astronomia dell’Università di Pechino. “Forse, gli extraterrestri ci hanno mandato un messaggio e in futuro potremmo avere bisogno del loro aiuto”, conclude l’astronomo cinese. 

Il caso dei segnali “sospetti”

Fast è l’acronimo di Five-hundred-meter Aperture Spherical Telescope. Questo occhio puntato nell’Universo, soprannominato Sky Eye, si trova nel Guizhou, provincia sudoccidentale cinese e per crearlo hanno dovuto distruggere una montagna. Il radiotelescopio più grande mai costruito nella Terra, ha un piatto unico da 500 metri di diametro, una superficie che corrisponde a una quarantina di campi da calcio. Fast da quando è attivo, dal 2016, ha raccolto già due serie di radio frequenze veloci e ripetute che potrebbero venire da una galassia lontana. All’inizio di quest’anno, fanno sapere gli studiosi cinesi, Fast ha captato “un nuovo segnale ripetuto da una fonte radio costante, formato da impulsi elettromagnetici a banda stretta. 

Nel documento dello Science and Technology Daily è stato riportato che il team di Zhang ha individuato due serie di segnali nel 2020, mentre analizzava i dati delle osservazioni di Fast del 2019. Poi, un altro segnale sarebbe stato rilevato nel 2022, quando il radiotelescopio stava puntando verso alcuni esopianeti. Zhang, per escludere la possibilità che le rilevazioni siano interferenze radio e per approfondirle, ha fatto sapere che il telescopio ripeterà l’osservazione dei segnali “sospetti”.

Siamo sicuri non sia un falso allarme?

Scettico invece è Dan Werthimer, ricercatore specializzato in Seti dell’Università della California e collaboratore con i ricercatori Seti della Beijing Normal University, in Cina: “Questi segnali provengono da interferenze radio; sono dovuti all’inquinamento radio dei terrestri, non di alieni. Il termine tecnico che usiamo è interferenza a radiofrequenza. Questa può provenire da telefoni cellulari, trasmettitori tv, radar, satelliti, come così come i dispositivi elettronici e i computer vicini all’osservatorio in Cina, che producono deboli trasmissioni radio. Tutti i segnali rilevati finora dai ricercatori Seti sono prodotti dalla nostra stessa civiltà, non da un’altra. Sta diventando difficile fare osservazioni Seti dalla superficie del nostro pianeta. Man mano che vengono costruiti sempre più trasmettitori e satelliti, l’inquinamento radio sta peggiorando”.

Nell’attesa di una prova certa ed inconfutabile sull’esistenza degli alieni, speriamo sempre nella valorizzazione della vita umana. Molto probabilmente, la più grande ed importante scoperta scientifica e mistica avverrà non fuori dal pianeta Terra, ma dentro di noi, proprio come recita il famoso detto: “Nosce te ipsum”, frase latina che traduce il greco γνῶϑι σεαυτόν, uno degli apoftegmi attribuiti ai Sette Sapienti, che, inciso sul frontone del tempio di Apollo in Delfi, esortava gli uomini al riconoscimento della propria condizione e limitatezza umana. Socrate ne fece la sua massima preferita, interpretandola come un invito a considerare i limiti della conoscenza umana prima di procedere nella via del sapere e quindi della virtù.

Carlo Toto, 18 giugno 2022