Discorsi celesti e calici amari a Capodanno. In Paradiso il calendario non serve, ma il primo ad essersi accorto dell’arrivo del 2025 è quel furetto di Giovanni Leone. «Agg vist tutti chelli tricchi tracchi che illuminavano la mia Napoli e agg capit ca’ era l’anno nuovo», commenta in dialetto. «Che incubo i discorsi di Capodanno», sussurra Oscar Luigi Scalfaro snocciolando il rosario. Francesco Cossiga, con le cuffie wireless incollate alle orecchie alla ricerca di una frequenza terrena, puntualizza: «Gli uffici del Quirinale cominciano a pensarci già a Ferragosto… tempo perso! Io nel 1991, dopo quello di Einaudi del 1950, feci il discorso più breve, di soli tre minuti. E invece tu, Oscar, nel 1997 mandasti il cenone per traverso agli italiani, parlando per ben venticinque minuti».
Marco Pannella, in Paradiso per un «permesso premio», si inserisce: «Ho apprezzato il messaggio augurale di Mattarella: nessuna menzione ai magistrati e finalmente ha denunciato la condizione dei detenuti. Una storica battaglia radicale…». Avvicinandosi, Scalfaro gli sussurra: «Marco non smetterò mai di ringraziarti per avermi mandato al Quirinale». «Sì, proprio un bel capolavoro», chiosa caustico Giulio Andreotti accoccolato nel suo cardigan blu. Craxi, con un berretto garibaldino, scuote la testa: «Basta con queste quisquilie! Pensiamo invece che tra Usa e Cina sembra quasi di essere tornati alla Guerra Fredda» Andreotti: «Ti ricordi quando nel 1986 andammo a Pechino con i tuoi cari?». Replica Craxi, voltandosi seccato: «Ancora con questa battuta…». Andreotti: «Scusami, ma resto pur sempre un popolano romano dalla buona memoria. Infatti, rammento ancora quanto era bella Marina Ripa di Meana, la quale si arrabbiò con me quando le soffiai il premio Bancarella contro il suo libro I miei primi 40 anni».
Lino Jannuzzi, finora in disparte a fumare il suo sigaro, interviene così: «Sai Giulio che ti ho sempre difeso, ma quella volta in cui Marina lasciò polemicamente il teatro della premiazione a Pontremoli tu fosti pungente… ‘Nel suo prossimo libro sui suoi successivi 40 anni, avrà meno episodi da raccontare’, le dicesti». Andreotti, sornione: «Se lo dici tu, che l’hai conosciuta da vicino….». Scalfaro con gli occhi in su: «Qui non si parla di donne!». Craxi: «Esagerato. Abbiamo passato anni ad osservare il confronto tra Washington e Mosca. Ora, invece, è la Cina la nuova sfida, nella tecnologia, nel commercio, nella finanza». Andreotti: «Difficile isolare chi produce tutto ciò che il mondo consuma». Aldo Moro sorseggiando il suo whisky preferito, con un fil di voce replica: «La Cina ha costruito con pazienza una rete di influenze, dalla Belt and Road Initiative alle relazioni con i Paesi emergenti». Craxi: «Sì, ma c’è un punto che mi inquieta. Tecnologia, intelligenza artificiale, semiconduttori, cyberspionaggio. È lì che si gioca la vera partita. Non più con i carri armati». Andreotti: «Come dice un vecchio proverbio cinese ‘Quando due elefanti combattono, è sempre l’erba a soffrire’».
Moro: «La chiave non è lo scontro diretto, ma il compromesso». Cossiga: «Il primo scontro sarà invece tra Donald Trump ed Elon Musk. Passata la sbornia della Casa Bianca, si divideranno su tutto, dall’immigrazione al cambiamento climatico fino al ruolo dei social media». Andreotti: «Se l’è ritrovato pure vicino di casa, non vorrei che qualcuna delle mille Agenzie gli facesse un brutto tiro, magari qualche verifica fastidiosa. A pensarmale sifa peccato, ma spesso…». «Qui non si parla di peccati, Giulio, sempre con queste tue battute», ammonisce severo Scalfaro. Andreotti: «E tu, sempre così pesante. Non devo essere io a ricordarti che Trump guarda l’Europa solo da un punto di vista commerciale e ci farà vedere i sorci verdi. Tuttavia l’Europa ha un’arma che lui forse sottovaluta: la sua resilienza». Craxi: «Parli di resilienza, ma siamo realistici! Senza una leadership forte, l’Europa rischia di rimanere uno spettatore passivo. La Francia in balìa del bambinello Macron; la Germania in crisi con il rischio che a farne le spese saranno le molte Pmi italiane».
Andreotti: «Trump potrebbe rinegoziare gli accordi con la Nato, ridurre l’impegno americano e lasciare che i Paesi europei si arrangino da soli». De Gasperi finora in silenzio: «Noi italiani, invece, con Giorgia Meloni che fa la comunione davanti al Papa la notte di Natale abbiamo una grande occasione davanti». Andreotti: «Criticavate la mia politica dei due forni! Mi pare che lei di forni ne abbia almeno cinque, uno per ogni continente…». Cossiga: «La ragazza va incoraggiata ed è la prima ad andare da Trump». Moro: «Sono certo che in politica interna ha ben compreso che nel bel mezzo della legislatura, deve chiamare le elezioni anticipate». De Gasperi: «Sopportare il logoramento di Salvini, che va dai fondi per finanziare il Ponte all’autonomia differenziata passando per il sogno di tornare al Viminale, diventerà alla lunga intollerabile».
Con il solito turbo triciclo arriva Amintore Fanfani, ancora non rassegnato per non essere salito al Colle: «Facendo due conti… nel 2027 la Meloni compirà 50 anni, requisito che le manca per essere eletta al Quirinale, ma Mattarella scade nel 2029 pertanto, non sarà, calendario alla mano, questo Parlamento che eleggerà il prossimo Capo dello Stato». Cossiga ridacchiando: «Sempre che Zampetti non apparecchi un tris». Andreotti: «Consiglio di non fare come me e Bettino che, nel 1990, per evitare le elezioni anticipate, venimmo travolti da Tangentopoli». De Mita: «Finalmente hai capito che non era meglio tirare a campa’… ed Elly Schlein potrà finalmente eleggersi i propri Gruppi parlamentari». Andreotti: «Gli ultimi fatti con perfidia da Enrico Letta, prima fuggiasco a Parigi e ora a Madrid. Stoffa ben diversa da quel galantuomo dello zio Gianni che avrebbemeritato di diventare senatore a vita». Cossiga: «Magari prima delle riforme Mattarella potrebbe riconoscergli questo premio per le sue freschissime prossime 90 primavere…».
Moro: «La Meloni sbaglia con queste riforme. Grave errore anche quello sulla Corte dei Conti». De Mita: «Mattarella, saggio siculo della mia corrente, ha mandato chiari messaggi, ammonendo di non riformare la magistratura contabile in modo punitivo». Cossiga: «Così non diventerà solo un Poliambulatorio messo su nella valorosa Caserma Montezemolo». Andreotti: «Devono imparare che nella politica, come nella vita, nulla è eterno e nessuno indispensabile come ci ricorda Raimondo Astarita nel suo bel libro Le Riflessioni». Irrompe San Pietro: «Ancora voi, italiani! Ah, se le vostre chiacchiere fossero preghiere…».
Luigi Bisignani per Il Tempo 5 gennaio 2025
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