I danni economici del fanatismo ambientalista

Ogni Paese dovrà definire propri standard minimi sull’efficienza energetica degli edifici entro il 2027

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Da molto tempo subiamo una continua informazione martellante ed estenuante a favore della transizione ecologica e la necessità della tutela dell’ambiente, ideali nobili che però potrebbero rivelarsi dannosi su altri piani fondamentali della vita sociale, come l’economia e l’occupazione. La custodia del nostro Pianeta è basilare per la nostra esistenza, ma è altrettanto vero che un cambio netto dei nostri modelli di vita in vista di una nuova comunità più attenta alle esigenze dell’ambiente, dovrà tutelare le risorse economiche delle persone ed anche il percorso storico di tutte le scoperte scientifiche e tecnologiche, che hanno accompagnato con le ovvie luci ed ombre l’umanità nel corso della vita.

Secondo la direttiva 2018/844/UE sull’efficienza energetica degli edifici (EPBD – Energy Performance of Buildings Directive), ogni Paese dovrà definire propri standard minimi sull’efficienza energetica degli edifici entro il 2027, adottandoli a regime dal 2030.

Il rischio è quello di far pesare sui contribuenti costose ristrutturazioni in un momento già difficile per l’economia. Il monito di Confedilizia parla chiaro: in moltissimi casi gli interventi richiesti per le case green non sarebbero neppure materialmente realizzabili, per via delle particolari caratteristiche degli immobili interessati. Inoltre i tempi ridottissimi causerebbero uno shock sul mercato, con aumento spropositato dei prezzi, impossibilità a trovare materie prime, ponteggi, manodopera qualificata, ditte specializzate, professionisti. 

Per approfondire:

Il cambio di rotta non riguarda solo l’edilizia, ma anche il mercato dei motori, messo alle strette per l’avvio in tempi rapidi ad un passaggio totale alle auto elettriche. In tal senso, i report di Goldman Sachs e Morningstar disegnano un quadro non privo di ombre: lo sviluppo delle auto elettriche richiede enormi spese, alle quali si aggiunge il costo per le forniture di batterie al litio, più alto ora a causa del rincaro delle commodity, mentre i bassi volumi di produzione non permettono per ora di realizzare economie di scala significative.

In Italia si rischia un crollo dal punto di vista dell’aspetto occupazionale, non solo nell’ambito dei dipendenti diretti delle case automobilistiche, ma anche nell’indotto legato ai motori a combustione tradizionale.  Solo nell’impianto Stellantis di Melfi a rischio ci sono decine di migliaia di addetti. La tutela dell’ambiente dunque deve necessariamente andare di pari passo con la salvaguardia dell’economia reale e non può avviarsi senza una necessaria, lunga ed impegnativa formazione delle persone coinvolte in cambiamenti così importanti a livello comunitario e sociale.

Carlo Toto, 12 febbraio 2023

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