Libri in Libertà

I delitti “impossibili” di Rino Cammilleri - Seconda parte

Il racconto di 14 gialli, tutti diversi tra loro, nel nuovo libro dello scrittore Cammilleri

Il vero quid accattivante sta tuttavia nell’elemento ricorrente in ogni narrazione: tutti i delitti si consumano in un luogo chiuso dall’interno, ma come è possibile? A seconda dell’ambientazione, l’omicidio avviene infatti in una camera, una sala riunioni, una cella, una prigione zulu o nella stanza di un ragazzo adolescente, ma pur sempre in ambienti fisicamente circoscritti di cui si percepiscono quasi visivamente, e a volte claustrofobicamente, i limiti spaziali.

E i limiti della stanza sono proprio quelli che gli hikikomori cercano, come una corazza protettiva; si tratta di persone, perlopiù ragazzi, colpiti da una sindrome che induce a chiudersi nella propria stanza senza mai uscirne, passando i giorni davanti al computer, senza frequentare nessuno, neanche la scuola. Ci sentiamo coinvolti da questo fenomeno giovanile una volta così lontano e ora, ahimè, troppo familiare. “Dove stava andando il Giappone?” si chiede l’ispettore Matsudaira Hiroshi della prefettura di Osaka. E noi? Dove stiamo andando?

Cammilleri stimola la nostra curiosità con dettagli originali che diventano chiavi importanti per il plot come il «Verde di Scheele», un arsenico di rame usato per dipingere stucchi e quadri o il fiore di Kadupul, che fiorisce una volta l’anno solo di notte e appassisce con le prime luci dell’alba.

Ci lascia immaginare le soluzioni, sempre diverse e ci si può sbizzarrire nel tentativo risolvere il caso prima di lui, il tempo di scartare un cioccolatino e Cammilleri ci stupisce con dovizia scientifica verso una soluzione arguta e mai scontata.

Fiorenza Cirillo, 9 gennaio 2022

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