I due articoli (scientifici) che smontano le balle sull’uomo e il clima

La “pistola fumante” sul riscaldamento climatico di origine antropica? Si scopre che era una pistola ad acqua

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Scienziato clima bugia verde

«Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.» (Albert Einstein, lettera a Max Born del 4 dicembre 1926)

È evidente che questa massima non vale per chi studia il cambiamento climatico. Questa riflessione mi è sorta spontanea, leggendo in questi giorni alcune notizie eterodosse sull’origine antropogenica del cambiamento climatico. Nonostante la difficoltà di accedere alle informazioni che non si allineano alla propagandagreen”, qualche notizia controcorrente comincia a filtrare con sempre maggiore insistenza. Vorrei, in particolare, riportare qui di seguito la sintesi di due articoli scientifici, e di un’intervista a corollario, che dovrebbero spingere il mondo scientifico (e politico) ad una seria riflessione sull’intera teoria del riscaldamento climatico di origine antropica.

La pistola fumante.

Cominciamo con un piccolo ripasso: l’anidride carbonica è composta da un atomo di carbonio e due atomi di ossigeno. L’atomo di carbonio può avere massa isotopica 12 (12C), di gran lunga la più abbondante, o 13 (13C) (tralascio volutamente gli isotopi instabili, meno abbondanti). La diminuzione del rapporto 13C/12C indica un apporto di CO2 da combustibili fossili. In base a ricerche ormai datate, che evidenziavano una tendenza alla diminuzione negli anni del rapporto 13C/12C, la comunità scientifica dava per certa l’origine antropica dell’aumento della CO2 nell’atmosfera. Tale correlazione era ritenuta così significativa che veniva definita “la pistola fumante”, in quanto, senza ombra di dubbio, consentiva di svelare al mondo intero l’unico, vero colpevole del riscaldamento climatico: l’uomo! E su questa certezza scientifica (che è un controsenso in termini), si sono basare le politiche di “decarbonizzazione”.

Orbene, per fortuna esiste il progresso scientifico e, utilizzando degli strumenti di indagine più sofisticati di quelli di qualche anno fa, si è scoperto che la tanto sbandierata correlazione certa, tanto certa non è, e che la pistola fumante è in realtà una pistola ad acqua. Infatti, secondo la recente pubblicazione scientifica di Demetris Koutsoyiannis (Sci 2024, 6(1), 17) [1], in base ai recenti dati isotopici strumentali del carbonio degli ultimi 40 anni, non si possono individuare dei contributi significativi antropici all’aumento della concentrazione di CO2 nell’atmosfera. La nuova ricerca ha esaminato i dati isotopici di quattro siti di osservazione (Polo Sud, Mauna Loa, Barrow, La Jolla, considerati “globali” nella loro copertura), e i risultati indicano che non esiste alcun modello isotopico coerente con un’impronta digitale umana. In estrema sintesi, l’autore conferma le conclusioni di precedenti studi [2, 3, 4], e cioè che il contributo antropico all’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica è trascurabile, e che il rapporto isotopico 13C/12C è stabile da circa 1.500 anni. L’incremento della concentrazione di anidride carbonica è, pertanto, quasi esclusivamente di origine naturale.

Da ciò ne consegue che:

  • l’effetto serra sulla Terra è rimasto stabile nell’ultimo secolo, poiché è dominato dal vapore acqueo nell’atmosfera [5] (secondo alcuni autori è responsabile del 97% dell’effetto serra n.d.a.);
    le emissioni umane di CO2 sono difficilmente individuabili nei dati osservativi e hanno avuto un ruolo minore nella recente evoluzione climatica.
  • Nel complesso, i risultati di questo documento confermano il ruolo principale della biosfera nel ciclo del carbonio (e attraverso questo nel clima) e un contributo antropico trascurabile.
  • L’autore, poi, si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa, sottolineando l’importanza, per il progresso scientifico, di ricerche che non si allineino bovinamente alla narrazione climatica dominante.
    Direi che questa ricerca, che conferma le precedenti [2, 3, 4], dovrebbe instillare più di un dubbio nella mente dei burosauri occidentali che ci stanno portando alla rovina ambientale ed economica.

E veniamo al secondo articolo che, con il corollario dell’intervista a Ned Nikolov, Ph.D, non solo distrugge la narrazione della decarbonizzazione, ma pone seri dubbi sulla correttezza e imparzialità dell’IPCC.

Secondo questo nuovo studio [6], gli ultimi 200 anni di riscaldamento globale sono associati al declino della copertura nuvolosa, che determina una diminuzione dell’albedo (albedo: frazione di energia del Sole riflessa dalla Terra, in gran parte dipendente dalla copertura nuvolosa n.d.a.). La diminuzione della copertura nuvolosa può essere collegata ai ruoli dominanti di forze esterne (vulcaniche, solari e oceaniche, ovviamente non dipendenti dall’uomo). La ricerca è stata condotta sull’area mediterranea, ma i risultati trascenderebbero i confini geografici, in quanto basati su meccanismi globali.

La ricostruzione indica che la tendenza al declino della copertura nuvolosa è in corso da oltre 200 anni. Gli anni del “punto di svolta” sono stati il ​​1815-1818, in seguito all’eruzione del Monte Tambora. Da quel momento in poi si è verificato un rapido declino della copertura (non dimentichiamoci anche della spaventosa eruzione del vulcano Hunga Tonga del 2022, i cui effetti non sono ancora noti [11]). Gli autori suggeriscono che i fattori “dominanti”, collegati al periodo successivo al 1800, includono la forzatura solare, la forzatura vulcanica e l’oscillazione multidecennale atlantica (AMO).

Ovviamente, i sostenitori del riscaldamento globale antropogenico vogliono attribuire all’uomo il calo della copertura nuvolosa osservato negli ultimi decenni. Ne consegue che gli input dei modelli climatici sono stati programmati per dimostrare che il riscaldamento dovuto all’aumento dei gas serra porta al calo delle nuvole e il calo delle nuvole porta a un ulteriore riscaldamento: un feedback positivo perpetuo e incontrollabile. Ma ciò è in totale contrasto con le osservazioni del mondo reale, che mostrano l’esatto contrario, e cioè che il riscaldamento porta ad un aumento delle nuvole, non ad una loro diminuzione (l‘aumento della temperatura causa, ovviamente, un aumento dell’evaporazione)! Pertanto, né il riscaldamento, né l’aumento dei gas serra possono spiegare il calo delle nuvole. E poiché la riduzione della copertura nuvolosa consente un maggiore assorbimento della radiazione solare in superficie, questo può spiegare il riscaldamento attuale.

A conferma delle conclusioni di questa ricerca, i dati di un rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) suggeriscono che la tendenza al riscaldamento della Terra negli ultimi due decenni potrebbe non essere attribuibile all’attività umana [7]. Ebbene sì, non avete letto male! Gli esperti che hanno analizzato il rapporto indicano, come causa dell’aumento delle temperature globali, i cambiamenti dell’albedo del pianeta. E così, mentre gli ormai numerosi dati e ricerche suggeriscono che l’attività umana non è il motore principale dei cambiamenti climatici, i leader globali continuano a perseguire politiche ambientaliste sempre più aggressive, dannose e inconcludenti, ignorando o facendo finta di ignorare le vere cause del fenomeno. A corollario di tutto ciò, in una recente intervista con la SCNR (network), Ned Nikolov, Ph.D. [8], uno scienziato specializzato in clima, cosmologia e astrofisica, ha espresso preoccupazioni sull’integrità dei rapporti dell’IPCC, accusando il panel di manipolare i dati climatici.

La ricerca di Nikolov, basata sui dati satellitari del progetto Clouds and the Earth’s Radiant Energy System (CERES) della NASA, rivela che l’IPCC ha travisato le tendenze della radiazione solare e delle onde lunghe, invertendo i dati. Sostiene che, invece di rappresentare correttamente che la Terra sta assorbendo più energia solare a causa della ridotta copertura nuvolosa, osservazione supportata dalla NASA, l’IPCC ha alterato i dati per mostrare il contrario. Nikolov afferma che questa alterazione dei dati non è casuale e suggerisce che l’IPCC potrebbe averli falsificati deliberatamente per adattarli alla narrazione ampiamente accettata del cambiamento climatico causato dall’uomo. Lo scienziato sostiene che tutto il riscaldamento osservato negli ultimi 24 anni può essere pienamente spiegato con l’aumento dell’assorbimento di energia solare, e non con l’aumento dei livelli di CO2 o dei gas serra.

“E questa non è una mia teoria”, ha ribadito, “È dedotta direttamente dai dati satellitari forniti dalla NASA. Sono sul loro sito web”. Ha anche sottolineato implicazioni più ampie per la scienza del clima, affermando che i gas serra, come la CO2, hanno un effetto trascurabile sul riscaldamento globale rispetto al ruolo della pressione atmosferica. E questo conferma ulteriormente quanto riportato nell’articolo che ho citato precedentemente. Anche Karl Zeller, climatologo e ricercatore associato di Nikolov, ha criticato l’interpretazione dei dati dell’IPCC, notando che i loro modelli presentano tendenze fuorvianti, invertendo le misurazioni reali [9].

La ricerca di Nikolov e Zeller suggerisce che il riscaldamento più recente può essere attribuito ai cambiamenti della radiazione solare, non ai gas serra. I due scienziati hanno pubblicato recentemente le loro scoperte sulla rivista peer-reviewed Geomatics [10], concludendo che i dati misurati da CERES spiegano il 100 percento della tendenza al riscaldamento globale osservata e l’83 percento della variabilità interannuale degli ultimi 24 anni, inclusa l’estrema anomalia di calore del 2023″, che la NASA ha dichiarato essere l’anno più caldo mai registrato. “Queste scoperte richiedono una riconsiderazione fondamentale dell’attuale paradigma di comprensione del cambiamento climatico e delle iniziative socioeconomiche correlate, volte a drastiche riduzioni delle emissioni industriali di carbonio a tutti i costi”, hanno scritto.

Nonostante l’importanza delle loro conclusioni, Nikolov ha notato la mancanza di risposta da parte della più ampia comunità scientifica, attribuendola a interessi politici e finanziari che potrebbero ostacolare una discussione aperta sulla questione. In conclusione, ha chiesto una maggiore trasparenza e un controllo più approfondito dei dati climatici in futuro. La ricerca della coppia evidenzia il potenziale collasso della narrazione del riscaldamento globale antropogenico, se queste discrepanze fossero ampiamente riconosciute, ma Nikolov evidenzia la difficoltà nello sfidare un consenso globale così profondamente radicato, poiché la maggior parte dei media e delle istituzioni scientifiche sono riluttanti ad affrontare queste scoperte.

Per chiudere, ci rendiamo conto che stiamo distruggendo il pianeta e che rischiamo di affamare ampie fasce di popolazione solo per perseguire politiche dirigiste scellerate, che si basano su “certezze” pseudoscientifiche?

Carlo MacKay, 28 settembre 2024


[1] https://doi.org/10.3390/sci6010017

[2] Koutsoyiannis, D.; Onof, C.; Christofides, A.; Kundzewicz, Z.W. Revisiting causality using stochastics: 1. Theory. Proc. R. Soc. A 2022478, 20210836. [Google Scholar] [CrossRef]

[3] Koutsoyiannis, D.; Onof, C.; Christofides, A.; Kundzewicz, Z.W. Revisiting causality using stochastics: 2. Applications. Proc. R. Soc. A 2022478, 20210835. [Google Scholar] [CrossRef]

[4] Koutsoyiannis, D.; Onof, C.; Kundzewicz, Z.W.; Christofides, A. On Hens, Eggs, Temperatures and CO2: Causal Links in Earth’s Atmosphere. Sci 20235, 35. [Google Scholar] [CrossRef]

[5] Koutsoyiannis, D.; Vournas, C. Revisiting the greenhouse effect—A hydrological perspective. Hydrol. Sci. J.202469, 151–164. [Google Scholar] [CrossRef]

[6] https://spj.science.org/doi/pdf/10.34133/olar.0053

[7] https://climatechangedispatch.com/ipcc-misled-on-climate-data-new-report-shows-humans-not-behind-rising-temps/

[8] https://www.youtube.com/watch?v=-1GIBdICdoU&t=1s

[9] https://climatechangedispatch.com/analysis-even-the-ipccs-latest-report-doesnt-support-climate-activists-lies/

[10] Geomatics 20244(3), 311-341; https://doi.org/10.3390/geomatics4030017

[11] https://climatechangedispatch.com/msm-memory-holed-tonga-warming-effects-world-temps/

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