Dopo aver appreso dell’ultima campagna stampa di Selvaggia Lucarelli, la quale ha preso di mira la raccolta fondi per uno sfortunato ragazzo a cui uno squalo ha divorato una gamba, vorrei permettermi di esprimere in breve alcune considerazioni di massima. In primis, come disse molti anni addietro Pietro Nenni, “gareggiando a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura.” Ciò significa che prima o poi, continuando a sparare nel mucchio per una evidente, quanto spasmodica ricerca di visibilità, la nostra Torquemada in gonnella rischia di imbattersi in qualche suo clone mediatico in grado di svelarne eventuali scheletri nell’armadio, visto che – come si deduce dal Vangelo secondo Giovanni – nessun essere umano sarà mai in grado di scagliare le prima pietra.
Ora, nella questione in oggetto, è probabile che la Lucarelli, tra le altre cose, abbia deciso di prendere di mira il ventenne Matteo Mariotti per dimostrare che non ci sarebbe stato alcun particolare accanimento nei riguardi di Chiara Ferragni, la vittima più celebre delle sue campagne di pubblica moralizzazione. In altri termini, mettendo sotto accusa una persona comune e i suoi amici, rei di aver organizzato una sottoscrizione in favore del loro disgraziato compagno, l’opinionista del Fatto Quotidiano sembrerebbe voler dimostrare la sua assoluta neutralità di pubblica inquisitrice, così da istituire un pubblico processo mediatico, con tanto di gogna, ai danni di qualunque sospetta raccolta di fondi – secondo il suo insindacabile giudizio – abbia la disavventura di cadere sotto la sua illuminata percezione.
Tuttavia, in merito alla spinosa questione delle libere sottoscrizioni di fondi, c’è solo un piccolo dettaglio che sembra sfuggire alla Lucarelli. Ovvero che, aprendo un po’ gli occhi, ci si accorge che, come cantavano i Matia Bazar, in questo settore c’è veramente “tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai.” Basta osservare il crescente bombardamento di spot televisivi al riguardo, per rendersi conto della vastità e complessità di un fenomeno dietro cui, nel bene e nel male, si muovono cospicui movimenti di danaro.
Ora, come si diceva ai tempi di Tangentopoli, sebbene gran parte di chi gestisce e poi spende questi quattrini lo farà sicuramente in modo onesto e disinteressato, c’è però sempre qualche mela marcia a cui restano “distrattamente” attaccate alle mani alcune banconote. Ebbene, da liberale, credo che le campagne mediatiche in stile Lucarelli possano più che altro servire a sensibilizzare le persone circa l’enorme potere che ha l’informazione televisiva, unitamente ai social media, di mistificare operazioni spacciate sotto l’etichetta dell’altruismo quando, in realtà, esse celano finalità assai diverse, come dimostra proprio il caso Ferragni.
Solo che, da liberale, credo che alla fine debba sempre essere il buon senso e l’esperienza dei singoli a valutare l’attendibilità delle richieste che ci vengono pubblicamente e costantemente avanzate. Proprio per questo, non credo serva una legge ad hoc per proteggere la società dalle inevitabili distorsioni causate dall’industria in espansione della beneficenza. Ma, per concludere, il caso del povero Matteo Mariotti sembra lontano anni luce dall’indotto mediatico che da tempo gira intorno alla stessa industria della beneficenza. Quindi, sbaglierò ma forse questa volta la nostra Lucarelli, giudice implacabile di Ballando con le stelle, potrebbe aver preso una cantonata.
Claudio Romiti, 7 gennaio 2023