Leggendo i quotidiani di sinistra sembrerebbero esserci pochi dubbi sulle elezioni presidenziali statunitensi in programma a novembre: Kamala Harris è destinata a surclassare Donald Trump, più che giusto cambiare cavallo in corsa e convincere Joe Biden a rinunciare alla candidatura. Poi bisogna fare i conti con la realtà e al momento l’unico strumento affidabile è il sondaggio, soprattutto se commissionato da una realtà neutrale. Ebbene, le ultime rilevazioni non portano buone notizie all’attuale vice di Biden. Anzi.
Seppur in recupero su Trump, secondo il sondaggio di Cook Political Report la Harris è ancora dietro. Secondo le rilevazioni demoscopiche, il tycoon è in vantaggio di 1,3 punti percentuali: per la precisione 47,5 per cento contro 46,2 per cento. Entrando nel dettaglio del sondaggio, la Harris può contare sul grande sostegno degli elettori afroamericani (oltre il 70 per cento) ma anche di quelli ispanici: 51,1 contro 41,1 per cento.
Passando ai sondaggi condotti da Bloomberg News/Morning Consult, Kamala Harris sarebbe in vantaggio su Trump in quattro Stati chiave, ossia Michigan, Nevada, Arizona e Wisconsin. Trump, invece, è davanti in Carolina del Nord e Pennsylvania. Perfetta parità in Georgia: entrambi i candidati sono stimati al 47 per cento. Insomma, la sfida è sicuramente aperta e la vice di Biden potrebbe anche completare la remuntada, ma la situazione attuale è molto diversa da quella raccontata dai media rossi: Kamala è dietro e deve farsi in quattro per colmare la distanza dall’ex inquilino della Casa Bianca.
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Ma i campanelli d’allarme per la Harris non sono finiti. Un sondaggio del Chicago Council rileva che gli americani sono dalla parte di Trump sul fronte immigrazione, uno dei dossier più delicati negli Stati: viene infatti considerata una “minaccia critica” per gli interessi dagli Usa dal 50 per cento degli intervistati, dato più alto registrato dal 2010, quando era al 51 per cento. La rilevazione ha confermato che gli americani sostengono due proposte presentate dal tycoon: l’uso delle truppe statunitensi per impedire agli immigrati di entrare negli Stati Uniti dal Messico e l’espansione di un muro su quel confine. Discorso diverso, invece, per l’altra proposta di Trump, ossia spedire gli immigrati clandestini in campi di detenzione. Ricordiamo che già un sondaggio del Wall Street Journal di fine luglio ha rilevato che gli elettori pensano che Trump gestirebbe l’immigrazione meglio di Harris, con il 53 per cento contro il 40 per cento.
Franco Lodige, 2 agosto 2024
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