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I giovani sono insopportabili. Specie quando giudicano come dei padreterni

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I giovani, diceva Goethe, sono insopportabili. Come dargli torto? Se ne guardava bene dal dargli torto Benedetto Croce e aggiungeva che i giovani sono insopportabili e non devono dare fastidio ma imparare al più presto a diventare adulti. Il problema del nostro tempo è proprio questo: si diventa adulti, se lo si diventa, troppo tardi e il più delle volte così tardi che si è pronti, ormai, per passare all’altro mondo. L’età breve, come la chiamava Alvaro, è diventata un’età lunga ma così lunga che quando finisce la gioventù non c’è più la maturità ma la cosiddetta “terza età” in cui l’adulto ormai anziano rimpiange la sua giovinezza e fa di tutto per sentirsi ancora giovane, perfino credere che sia arrivato il momento di fermare il cambiamento climatico. Perché se si potrà arrestare il cambiamento del clima e acchiappare le nuvole, allora, si potrà anche invertire il corso del tempo e riavere il fiore della giovinezza e quella favola bella, o Ermione, che ieri mi illuse, che oggi ti illude.

A ben vedere non solo i giovani sono insopportabili con le loro pesantezze e gli astratti furori – perché la leggerezza è una conquista dello spirito – ma ancor più insopportabili sono gli adulti che li scimmiottano e che non sanno fare altro che dir loro sì e solo sì, accarezzandoli per il verso del pelo con quella propaganda tipica della logica anti-educativa dei regimi illiberali e totalitari. La “rivoluzione giovanile” – come la chiamava benissimo Salvatore Valitutti – è la seconda riuscita rivoluzione del mondo moderno (la prima è la rivoluzione della borghesia). L’estetica e l’economia sono due scienze mondane che sono legate alla vita sensibile e giovanile che ha come suo mezzo e suo fine il benessere. I giovani, però, non sono una categoria o una classe sociale – “noi giovani!” – ma umanità in crescita e la formazione passa inevitabilmente attraverso i conflitti, i contrasti, le cadute, i traumi, i dolori che in una vita non anestetizzata ci saranno sempre, anche quando si sarà realizzata finalmente la più sciocca delle frasi: “Voglio un mondo migliore”.

C’è qualcosa di insano e di inquinato nelle manifestazioni giovanili che, con l’ausilio e la giustificazione politica del mondo degli adulti, ciclicamente vengono a farci la morale per salvare Cielo e Terra in nome di un inesistente sapere superiore capace di assicurarci nientemeno che una natura e una storia pacificate con sé stesse, non solo senza il male ma anche senza il maltempo. Il Novecento è stato il secolo terribile in cui l’uomo ha nutrito l’incubo del governo totale della “natura umana” e i risultati sappiamo quali sono stati: non la pace sociale ma la pace eterna dei cimiteri.

Ora la pericolosa sciocchezza del governo assoluto – un’idea subculturale e anti-scientifica – ritorna non solo per governare la “natura umana” ma, addirittura e nientedimeno, la Natura. È tipico dei giovani sentirsi dei padreterni che giudicano irrazionalmente tutto e tutti attribuendo colpe e cause giacché la giovinezza concepisce se stessa come eterna, ma gli adulti che non sono in grado di mostrare come la storia umana non è il frutto di un controllo totale bensì un sofferente lavoro in cui il progresso stesso richiede ostacoli da conoscere e superare sono i nemici della libertà e degli insopportabili giovani che sopportiamo solo perché giovani lo siamo stati tutti, forse.

Giancristiano Desiderio, 17 marzo 2019