Mi prendo la licenza per una breve e semplicistica divagazione storica sul perchè ci ritroviamo questa gente tra i piedi: alla fine degli anni 60, mentre io ancora giocavo con i soldatini, molti dei grillini di successo non erano ancora nati e Beppe Grillo ventenne studiava economia e commercio a Genova. Le parole d’ordine erano: l’Italia fuori dalla Nato, il 6 politico, i primi no al nucleare. Nei ‘70, quando l’eco delle proteste si percepiva ancora forte e la politica era una cosa seria, io crescevo credendo di capire tutto e inconsapevolmente mi preparavo a perdere tutte le elezioni, loro, gli altri, crescevano e non capendo nulla della politica si preparavano a vincerle, con slogan semplicistici e un diffuso assistenzialismo. Gli anni ‘90 furono mani pulite, le agende rosse, il popolo viola, i girotondi. Noi predicavamo il dubbio e la responsabilità, loro dispensavano certezze e solidarietà. Devo dirlo: hanno convinto più di noi.
Oggi siamo all’epilogo, all’uno vale uno, alla rendicontazione degli scontrini, fino all’inarrivabile mandato zero immaginato per non privarci della gioia del terzo mandato affidato a fantastici teorici delle scie chimiche, terrapiattisti, No Vax, No Euro e No 5G.
Ma dove crediamo di vedere supponenza, improvvisazione o arroganza, in realtà è solo la vecchia menzogna e il “cazzo che ti pare” del vecchio post di Grillo che senza vergogna svolge il suo sporco lavoro.
Antonio de Filippi, 2 giugno 2020