Il Califfo e l’ayatollah (Mondadori, 2015) di Fiamma Nirenstein. Questo libro spiega benissimo quali siano i timori di Israele e degli Usa nei confronti dell’Iran. Nirenstein: “La maggioranza degli sciiti appartiene alla corrente dei duodecimani, perché crede nella sequenza di dodici imam succeduti a Maometto. Secondo gli sciiti, dopo lo scisma, il dodicesimo imam, Muhammad ibn Hossein al-Mahdi, nato nell’869 e diretto discendente di Ali, a 72 anni è sparito d’un tratto misteriosamente per sfuggire ai nemici. Nel suo «divino nascondimento» egli prepara il suo ritorno e la venuta del giorno del giudizio. In ogni epoca il ritorno del Mahdi è sempre stato annunciato come vicino. Oggi lo si ritiene imminente”. Gli sciiti sono stati a lungo minoranza oppressa. La rivoluzione in Iran, nel 1979, cambia tutto. Nirenstein: “Gli sciiti sanno che le loro sofferenze avranno fine, insieme a tutte le ingiustizie che gravano sul mondo, quando il Mahdi verrà. E i segni dicono che bisogna prepararsi, che la sua venuta è vicina. Lo spiegano nei dettagli l’ayatollah Khamenei e Hassan Nasrallah, il capo degli sciiti libanesi e leader di Hezbollah, le due personalità destinate a guidare la preparazione dell’avvento. Il Mahdi apparirà, ha ripetuto più volte l’ex leader Ahmadinejad, «quando il mondo sarà caduto nel caos e divamperà la guerra fra razze umane, senza ragione». Cioè, per far ricomparire il Mahdi ci vuole una conflagrazione mondiale, e gli studiosi spiegano quindi con chiarezza che la Repubblica Islamica dell’Iran cerca con grande determinazione di creare una situazione esplosiva. Non si preoccupa affatto, come faremmo noi, di un’eventuale guerra, tanto meno di una guerra atomica, pur di realizzare le condizioni dell’avvento del Mahdi. Anzi, si adopera per favorire quelle condizioni. Non tutta la leadership iraniana ci crede, ma l’influenza del mahdismo è grande”.