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I matrimoni gay sono già passati di moda

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C’era da aspettarselo: in tutti i Paesi dove il cosiddetto matrimonio omosessuale è stato legalizzato, dopo un’iniziale impennata, dovuta all’euforia, le cifre hanno segnato un brusco calo. I numeri sono veramente esigui e dimostrano che agli omosessuali non ideologizzati il matrimonio interessa poco. Per forza: chi ha uno stile di vita veramente “alternativo” non ha alcuna intenzione di legarsi giuridicamente.

Battaglia recente

D’altra parte, a che pro? Il matrimonio era stato pensato, nella notte dei tempi, per quelli che intendevano assumersi un impegno totale e vitalizio; nonché come ambiente per la prole. Nessuno, infatti, sa chi abbia inventato il matrimonio e quando: c’è sempre stato e non si conosce popolo, per quanto selvaggio, che non l’avesse. Per converso, mai da alcun popolo è stata riconosciuta giuridicamente l’unione tra due persone dello stesso sesso: gli ateniesi dell’età classica, tanto citati, erano infatti praticamente gli unici ad ammettere coppie del genere (criticati in questo, per esempio, dagli spartani) ma si guardavano bene dal consentire loro di sposarsi.

Insomma, la «battaglia» per il matrimonio omosessuale è cosa recentissima e puramente di principio. Alla gente non interessa, e poco interessa agli stessi omosessuali. Allora, perché tanto strepito? Perché i governanti sono disposti ad andare contro le maggioranze delle loro opinioni pubbliche pur di accontentare la sparutissima minoranza che invoca la misura?

Battaglia di sinistra

Di solito sono le sinistre (marxiste, ecologiste, radicali, liberals) a insistere, data la loro vocazione giacobina. Quest’ultima ha dato loro l’habitus mentale di volere «educare» il popolo anche contro la di lui volontà. Ora, la loro filosofia è del tutto atea; ciò vuol dire che credono fermamente solo nell’aldiquà. Dunque, nel materialismo e nel conseguente edonismo. Se nessun Dio esiste e se dopo la morte non c’è nulla, bisogna per forza essere il più felici possibile qui e adesso.

Per questo occorre che ognuno sia posto nella condizione di fare quel che gli pare: se ha voglia di drogarsi, suicidarsi, sposarsi con uno del suo sesso e poi cambiare idea, se ha voglia di far figli, se non ne aveva voglia ma per sbaglio gli sono venuti, se ha il nonno malato che gli impiccia la vita, se gli va di vestirsi da donna se uomo o da uomo se donna, se la moglie o il marito gli o le è venuto/a a uggia, se gli piace copulare con chi gli va (come recita un verso della famosa canzone di Lucio Dalla, L’anno che verrà), se vuole cambiare sesso, se adora scarabocchiare sui muri cittadini, se vuol vivere in una tribù-centro sociale in una specie di monachesimo rovesciato, se vuole forarsi il corpo e riempirlo di borchie, ebbene, deve non solo avere il diritto di farlo ma questo deve essere riconosciuto dalla legge e possibilmente garantito dal welfare.

Libertinaggio, anarchia, infine totalitarismo

E se a lungo andare tutta questa libertà individuale diventerà libertinaggio e infine anarchia, lo stesso giacobinismo ha pronto l’altro lato della sua medaglia: il totalitarismo. In ogni caso, il popolo sarà «educato», perché non sa qual sia il suo vero bene. Qualcuno lamentava quel «mondo alla rovescia» che gli sembra di scorgere in tutto quel che abbiamo elencato e anche nell’indulgenza penale coi criminali di contro alla spietatezza con le vittime che cercano di difendersi.

Ricordiamo che non è da ieri che la pattuglia avanzata dei giacobini, i pannelliani cioè, ha cominciato la lenta opera di erosione del senso comune. Furono loro a portare Cicciolina in parlamento e nel pieno degli anni di piombo indicevano referendum per disarmare la polizia. Hanno introdotto divorzio e aborto, diffuso la mentalità stupefacente, sdoganato pornografia ed eutanasia, ma nulla avrebbero potuto da soli, in quattro gatti, senza i potenti mezzi messi a disposizione della loro guerra dalle sinistre.

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