I miracoli del tesseramento Pd. C’è una storia tragica e al tempo stesso assurda che arriva da Avellino, dove Giovanni Mista si è ritrovato iscritto al Partito Democratico a sua insaputa, il tutto mentre era in coma e faticava ad uscire da una brutta situazione medica.
A denunciare l’anomalia (se così vogliamo chiamarla) è la moglie del tesserato-suo-malgrado. Il poveruomo anche avesse voluto sostenere le politiche messe in campo da Elly Schlein non avrebbe potuto in alcun modo firmare il tesseramento visto che al momento dell’iscrizione era ricoverato in ospedale. E non per un piede rotto, ma in coma a causa di un attacco cerebrale che poi l’ha costretto ad essere trasferito in una clinica riabilitativa.
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La moglie si chiede: chi avrà mai firmato l’iscrizione e pagato la quota? Mistero. Di sicuro l’ha fatto “qualcuno a nostra insaputa, per proprio tornaconto politico”, utilizzando “i suoi dati per sottoscrivere la tessera”. Ovviamente la signora ha chiesto delucidazioni al segretario del Circolo Pd il quale, a parte confermare il tesseramento sospetto, non ha fornito grandi spiegazioni. “Mi ha detto prima che il nome era stato fatto dal sindaco, salvo poi ritrattare dopo pochi minuti sostenendo che i nomi erano stati prelevati dalle liste degli anni precedenti, seppur senza alcuna espressione di volontà o adesione – racconta al Corriere – Quando ho insistito per capire chi avesse avesse deciso di inserire il nome di mio marito, mi è stato chiesto chiudere in modo amichevole la vicenda con una telefonata di scuse per quanto avvenuto. Ma io non so che farmene delle scuse, perché sono entrati nella mia sfera privata”.
La vicenda di Mista non sembra essere un caso isolato. Pare infatti, stando sempre alla testimonianza della signora, che altre persone siano state iscritte al Pd senza il loro consenso, tra cui un’amica della signora e i suoi due fratelli. Forse ricorderete, peraltro, che a novembre 2021, sotto la guida di Enrico Letta, il Pd sospese oltre 2.500 richieste di tesseramento per “una serie di anomalie” nella Federazione di Avellino, suggerendo una problematica interna già nota. “Loro pensavano di essere tranquilli perché mio marito non poteva chiedere spiegazioni – conclude la donna – Ritenevano di avere la strada libera perché sono straniera e perché pensavano che non mi sarei interessata della vicenda. Ma non è assolutamente così. Ho chiesto chiarezza per difendere la libertà di espressione di mio marito, ma ancora oggi i chiarimenti non sono arrivati”.
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