È necessario mettere in chiaro al fine di evitare fraintendimenti che per ogni tipo di vaccino, e quello contro il Covid 19 non fa eccezione, vengono sempre usate le dosi più prossime alla scadenza e si conservano quelle che hanno un tempo di conservazione maggiore. In tutta sostanza è lo stesso ragionamento che si fa quando ci sono due vasetti di yogurt in frigorifero: si consuma sempre quello più prossimo alla scadenza e si conserva l’altro. Questo stesso ragionamento viene applicato in tutto il mondo e fino a qui non dovrebbero esserci dubbi che si tratta di un comportamento che è il frutto della logica applicata al buon senso, logica e buon senso che si perdono quando si parla di Israele e palestinesi.
L’accordo per le dosi Pfizer
Per capire cosa è successo bisogna essere chiari e andare per ordine. La Pfizer ha un accordo con l’Autorità Nazionale Palestinese per una consegna di vaccini programmata per fine anno, ma da giugno a dicembre ci sono sette mesi e in questo periodo di tempo può accadere di tutto e la popolazione civile rischia contagi e nuovi focolai. Al fine di aiutare nella lotta al virus e alla sua prevenzione, il governo israeliano si è offerto di prestare all’A.N.P. un milione e quattrocentomila dosi di vaccino con scadenza giugno / luglio 2021. Dosi che secondo le previsioni del ministero della Salute israeliano andrebbero perse, o cedute a qualche nazione che ne ha bisogno, perché difficilmente sarebbero inoculate prima della loro scadenza.
È altresì necessario mettere in chiaro che questi lotti (scadenza giugno / luglio 2021) sono gli stessi che attualmente vengono usati per vaccinare quei pochi israeliani che ancora non si sono vaccinati o che sono in attesa della seconda inoculazione. Queste dosi, secondo l’accordo a tre fra Israele, Pfizer e A.N.P., sarebbero poi state restituite a Israele direttamente dalla Pfizer che le avrebbe trattenute dal quantitativo destinato a Ramallah.
In tutta sostanza l’affare era vantaggioso per tutti, per i palestinesi che avrebbero potuto iniziare con la vaccinazione della popolazione senza attendere dicembre, per Israele che non si sarebbe trovava a dover distruggere o a trasportare da qualche altra parte un quantitativo importante di materiale, e anche per la Pfizer che avrebbe potuto lavorare con un minimo di tranquillità in più senza la pressione di un’intera popolazione ancora largamente scoperta.
Il diktat del primo ministro palestinese
Ma c’è un ma, avete presente la barzelletta del tizio che si castra per fare dispetto alla moglie che lo tradisce? Ecco, è successo proprio questo. Il Primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh ha ordinato di stracciare l’accordo e il ministro della Salute palestinese, signora Mai al-Kaila, è stata anche violentemente attaccata sui social palestinesi che hanno qualificato l’accordo come una forma di “normalizzazione con l’occupazione israeliana e scandalo politico, sanitario e morale”.
Ma non è tutto, al fine di giustificare le critiche verso chi aveva inizialmente accettato lo scambio, è stato anche insinuato che quelli provenienti da Israele sarebbero stati vaccini non buoni o di seri B.
Qualche lettore potrebbe pensare che i palestinesi non si fidino dei vaccini provenienti da Israele, ma ciò che è successo negli ultimi mesi smentisce ogni ipotesi di questo tipo. Migliaia di palestinesi che lavorano in Israele sono stati vaccinati dalle autorità sanitarie israeliane, altrimenti non avrebbero potuto passare il confine. E la quasi totalità dei dirigenti dell’A.N.P., e probabilmente anche di Hamas, hanno usufruito dei vaccini Pfizer che a inizio pandemia erano stati donati dalle autorità israeliane per il personale medico palestinese che lottava in prima linea nei centri COVID.
Se ci fosse stata sfiducia anche questi vaccini sarebbero stati rifiutati.
Cosa è successo davvero?
Per la verità il ministro della Salute palestinese, temendo nuovi contagi in un periodo di attesa decisamente lungo, avrebbe voluto iniziare immediatamente il ciclo di vaccinazioni di massa e si è molto spesa a favore dell’accordo sostenendo che era stato raggiunto con la società Pfizer e non con Israele. Morale della favola le prime 100.000 dosi ricevute sono state rispedite al mittente con la scusa, assolutamente pretestuosa, che si trattava di lotti troppo vicini alla scadenza.
Ci ha messo del suo anche l’organizzazione terroristica Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che ha definito l’accordo “umiliante e che avrebbe colpito vite umane palestinesi”. Non è servita neanche la precisazione di Nitzan Horowitz, Ministro della Salute israeliano e leader del partito di estrema sinistra Meretz, che con i palestinesi ha sempre avuto un dialogo preferenziale, che ha dichiarato a tutti i livelli che i vaccini con scadenza tra fine giugno e fine luglio sono perfettamente validi e identici ai vaccini attualmente somministrati ai cittadini israeliani, e anche che il ministero della Salute palestinese aveva ricevuto vaccini Pfizer assolutamente adeguati, con date di scadenza che erano note al momento della firma dei contratti di intesa a tre.