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I pm vogliono Toti ancora recluso

Il legale del governatore presenta istanza di revoca degli arresti. Ma la Procura è propensa a dire di no

toti arresto © Alexey Krukovsky tramite Canva.com

La posizione della Procura di Genova nei confronti di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria sospeso e attualmente ai domiciliari, non cambia. I magistrati Federico Manotti e Luca Monteverde avrebbero deciso di esprimere un parere negativo sulla revoca della misura cautelare proposta dal legale di Toti presentata dall’avvocato Stefano Savi. “Ci sarebbe ancora il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato”, sono le motivazioni che emergono in attesa del deposito ufficiale del parere, che dovrebbe avvenire entro domani. La decisione definitiva del giudice per le indagini preliminari (Gip) è attesa venerdì.

Questa nuova svolta giudiziaria arriva dopo un periodo di intenso dibattito politico e legale che ha avuto il suo epicentro nelle elezioni europee passate. Giovanni Toti era stato arrestato con l’accusa di corruzione, e da quel momento la sua detenzione domiciliare è stata oggetto di contestazione da parte della difesa. Il fulcro dell’argomentazione dell’avvocato Savi ruota attorno alla fine delle elezioni europee, un evento significativo che, secondo la difesa, avrebbe dovuto allentare le ragioni preventive della custodia cautelare. Anche il rischio di inquinamento delle prove sarebbe ormai decaduto, visto e considerato che parliamo di fatti avvenuti quattro anni fa e che la procura ha già provveduto ad ascoltare indagati e persone informate sui fatti.

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Le motivazioni originali della misura cautelare adottata dal Gip si basavano sul rischio concreto che l’indagato potesse ripetere reati simili, specialmente in corrispondenza del ciclo elettorale. L’ordinanza del Gip citava esplicitamente il pericolo che Toti “possa reiterare, in occasione delle prossime elezioni, analoghe condotte corruttive” nonostante la lista di Toti non fosse presente nelle recenti elezioni. La difesa ha lanciato un grido di allarme sulla possibilità che un prolungamento degli arresti domiciliari si traduca in una reale e non prevista decadenza dalla carica di presidente, in netto contrasto con la volontà popolare espressa attraverso il voto.

Al centro della linea difensiva vi è anche la condotta finanziaria di Toti, descritta dalla difesa come trasparente e conforme alle norme. Una dettagliata documentazione delle transazioni finanziarie è stata presentata per dimostrare l’assenza di coinvolgimento in qualsiasi presunto schema corruttivo. La questione non è solo legale, ma tocca anche la sfera politico-amministrativa, dove un’azione giudiziaria lunga e stringente potrebbe danneggiare il normale assetto e la gestione della Regione Liguria, lasciandola priva del suo leader eletto.

Ieri intanto i pm hanno sentito come persona informata sui fatti l’armatore Gianluigi Aponte, socio di Aldo Spinelli (ancora ai domiciliari) nella società che gestisce il Terminal Rinfuse a Genova e da cui è partito un pezzo della maxi inchiesta genovese. Secondo le accuse, Toti avrebbe caldeggiato la proroga della concessione (benché meno anni di quelli sperati e con clausole non vantaggiose) in cambio di 74mila di finanziamenti elettorali, tracciati, leciti e dichiarati dal comitato elettorale. Il governatore ha negato qualsiasi nesso tra l’erogazione e il suo muoversi per sbloccare una concessione che era utile al porto e all’economia della città ligure.

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