Interviste

“I politici Ue sono complici di chi ci vuole islamizzare”

Interviste

Daniel Pipes direttore del Council on Foreign Relations, fondatore del Middle East Forum, ha ricoperto posti di responsabilità nell’ammirazione di Bush figlio. Giornalista, scrittore, politologo e docente universitario statunitense, è specializzato in politica internazionale e antiterrorismo. “L’ondata di profughi ucraini ha rivelato come nessun altro evento dalla Seconda guerra mondiale che l’Occidente è il rifugio naturale per le sue stesse popolazioni, e non per quelle del mondo intero”, ha scritto a luglio scorso sull’American Spectator.

Professore, dal 24 febbraio circa 5,3 milioni di rifugiati ucraini sono arrivati in Ue senza che la cosa creasse troppi problemi. Al contrario, l’Europa è entrata in crisi con l’arrivo di poco più di un milione di siriani, iracheni, e altri non europei, tra 2015 e 2016. Com’è possibile?

I migranti del 2015-16 provenivano da paesi extraeuropei, il che li ha resi sgraditi per tre motivi principali. In primo luogo, gli europei capiscono intuitivamente che i loro paesi non possono accogliere tutti i migranti del mondo. In secondo luogo, sono arrivati ​​principalmente per motivi economici. Terzo, provenivano da culture aliene a quella occidentale. Adam Smith, l’economista scozzese, sottolineò, nel 1817, che se un europeo dotato di umanità non avesse legami personali con la Cina, sarebbe “disposto a sacrificare la vita di cento milioni di suoi fratelli in Cina piuttosto che perdere un dito”. E questo rimane vero due secoli dopo.

È il razzismo a spiegare la differenza nell’accoglienza calorosa degli ucraini rispetto a quella per i non europei?

È proprio di ogni essere umano preferire le persone che gli assomigliano, ma questo ha solo un ruolo minore nello spiegare l’accoglienza contrastante tra ucraini e non europei. Per me queste sono le differenze in breve: rifugiati vs migranti economici; riluttanza vs impazienza; vicinanza vs distanza; solidarietà vs discordia; questioni interne vs invasione; competenze vs disoccupazione; lavoro vs welfare; buon senso civico vs criminalità; moderazione vs islamismo; somiglianza culturale vs differenza culturale; assimilazione vs separatismo islamico; numeri limitati vs illimitati.

Alla fine del 2021, quando la Polonia si è trovata invasa da immigrati provenienti dalla Bielorussia, in Italia arrivavano  bengalesi irregolari con voli charter. Mentre Varsavia ha alzato la voce indignata, Roma no. Perché?

In primo luogo, l’attuale governo polacco si preoccupa dei migranti illegali in un modo che non fa la sua controparte italiana.  Almeno fino prima di questo nuovo governo. In secondo luogo, il fatto che il governo bielorusso abbia invitato quei migranti a sfruttarli come arma contro la Polonia ha reso la questione altamente emotiva: è stata una sfida per lo Stato polacco.

L’Italia è tra i Paesi europei più colpiti dall’immigrazione illegale. Con la Lega al Viminale gli ingressi sono diminuiti del 97%, ma i rimpatri sono rimasti un problema. Perché?

Come ha dimostrato Matteo Salvini, è relativamente semplice impedire l’ingresso di clandestini organizzando la polizia di frontiera, rifiutando le “navi taxi” piene di migranti illegali e inviando segnali negativi a potenziali clandestini. Al contrario, il rimpatrio coinvolge le famiglie, il lavoro e il sistema giudiziario, rendendolo molto più costoso, complesso e spesso senza successo.

L’Isis e le altre organizzazioni terroristiche islamiche cercano di sfruttare l’immigrazione illegale per infiltrarsi in Europa. In che misura questo rappresenta un problema?

I jihadisti travestiti da normali immigrati sono stati coinvolti con successo in incidenti violenti sia in Europa che in Nord America. Finché i migranti non controllati hanno accesso ai paesi occidentali, dovremmo aspettarci che questo schema continui tranquillamente.

I leader europei ignorano o sono complici dell’islamizzazione dell’Occidente?

Complici. Polizia, politici, media, sacerdoti, professori e pubblici  ministeri guardano favorevolmente l’islamizzazione. Denigrano il cristianesimo e l’ebraismo, ma accolgono e celebrano l’islam come la religione delle vittime virtuose.

Ci sono governi occidentali alleati con l’islam radicale?

In modi limitati, in determinati momenti e in alcuni luoghi, sì. Per esempio in Libia e Turchia.

Considerata la crescita dell’antisemitismo musulmano, gli ebrei hanno un futuro in Europa?

Penso di no. In un blog che ho aperto nel 2004 e che non ho mai smesso di aggiornare, “La vita ebrea in un’Europa sempre più musulmana”, documento una piccola parte dei travagli che gli ebrei europei stanno patendo. E sono tanti. È interessante notare che negli ultimi anni gli europei non ebrei hanno iniziato a invidiare gli ebrei perché hanno un luogo di rifugio. Michel Houellebecq, nel romanzo Soumission, fa dire alla fidanzata ebrea di un cristiano che sta scappando da un governo islamista in Francia per trasferirsi in Israele. Le risponde tristemente: “Non c’è Israele per me”.

Lei definisce “partiti civilizzazionisti” i partiti europei con il denominatore comune di preservare la civiltà occidentale, soprattutto dalla minaccia islamista. Questi partiti rappresentano l’unico ostacolo alla trasformazione definitiva d’Occidente?

No, non sono l’unico ostacolo. Come si può vedere in modo più sorprendente in Danimarca, anche i partiti di sinistra, come i socialdemocratici, possono sostenere la causa della limitazione dell’immigrazione. Il fenomeno esiste anche in altri paesi, ma solo in Danimarca un tale partito è a capo di una coalizione di governo.

Lorenza Formicola, 14 ottobre 2022