Riceviamo e pubblichiamo la nota del comitato “Trasparenza è partecipazione” sul concorso per i dirigenti scolastici del 2017 che vede l’ex ministro Azzolina presente in graduatoria.
La tanto contestata procedura selettiva per l’arruolamento dei presidi – nota per essere stata annullata in primo grado dal Tar, per le numerose contraddizioni che la contraddistinguono e per la partecipazione dell’On. Lucia Azzolina – è stata dichiarata regolare dal Consiglio di Stato, il quale, lo scorso ottobre, ha ribaltato l’annullamento della prova scritta disposta del Tar per il Lazio.
Sebbene il regolamento del concorso stabiliva che non poteva esser membro di commissione chi aveva svolto formazione ai candidati del concorso in questione e chi ricopriva carica di sindaco, e nonostante la grave disparità di trattamento operata nella valutazione delle prove scritte, il concorso è stato giudicato regolare. Tuttavia, le risposte fornite dal giudice di secondo grado non convincono i ricorrenti, i quali combattono ancora e senza sosta, per avere pieno accesso agli atti e tutela, forti delle loro ragioni e degli aspetti contraddittori che appaiono essere senza fine.
Gli aspiranti presidi sembrano pagare il fatto di non aver avuto molta fortuna. Infatti, quei voti gonfiati, inventati e persino attribuiti a risposte mai date o incomplete, rilevate in quei pochi elaborati scritti dei vincitori, dimostrano che l’assegnazione ad una piuttosto che ad un’altra sottocommissione faceva la differenza per il proseguo del percorso concorsuale. E solo quest’ultimo aspetto meriterebbe un’approfondita riflessione sulla singolare azione che stanno compiendo i ricorrenti al fine di ottenere ascolto e tutela.
Tante sono le domande che restano senza risposta. Il giorno prima dello svolgimento della prova scritta è stata pubblicata la griglia di valutazione, come da bando. Perché essa è stata poi cambiata tre mesi dopo la prova scritta e poco prima dell’avvio dei lavori di valutazione delle sottocommissioni? Perché modificare criteri di valutazione e punteggi ad esame scritto già concluso? Perché non prendere atto di una curiosa disparità di trattamento che non può certo dirsi “fisiologica” per numerosi aspetti illogici e contraddittori della valutazione? E ancora: perché il Ministero non consegna ai richiedenti gli elaborati dei vincitori, le correlate griglie di valutazione e i relativi verbali dei vincitori? Perché non agisce secondo quanto stabilisce la sentenza del Consiglio di Stato dando piena trasparenza se esso considera davvero il concorso regolare?
Secondo valenti periti forensi, la prova scritta, per come è stata concepita e svolta, si prestava ad una potenziale violazione dell’anonimato già durante l’esame della prova scritta. Elemento, quest’ultimo, sufficiente ad invalidare la prova.
Ma avvolta nel mistero c’è anche la questione di tanti documenti informatici creati dalle sottocommissioni e nominati con i codici fiscali dei candidati, prima ancora delle operazioni di scioglimento dell’anonimato. Come avranno potuto accedere ai codici fiscali dei candidati se l’associazione codice identificativo/codice fiscale è avvenuta tempo dopo, dinanzi ai Carabinieri?
Il Comitato “Trasparenza è Partecipazione” chiede al Ministro Patrizio Bianchi una verifica della fondatezza delle doglianze più volte esposte e trasparenza piena mediante completo accesso agli atti.
Al momento non è stata ancora data considerazione ai 2400 motivati aspiranti presidi, già docenti e dipendenti del dicastero dell’Istruzione, i quali sono pure costretti a subire i tempi biblici della giustizia amministrativa, oltre al danno di aver subito gli effetti di un concorso per nulla trasparente ed equo. Essi ritengono oggettive e provate le loro doglianze ed attendono risposte alle tante domande, persino a quelle che interessano il lavoro di alcune Procure della Repubblica.
Il Comitato Trasparenza è Partecipazione