Esteri

I Pro-Pal lanciano “Block the boat”. Così segnalano agli Houthi le navi da colpire

La mobilitazione degli attivisti per la Palestina: una rete per bloccare o segnalare imbarcazioni che hanno legami con Israele. Ma l’effetto può essere pericoloso

Nave fiamme palestina © SteveAllenPhoto e 12019 tramite Canva.com

Il grilletto è nello Yemen, ma il mirino per individuare gli obiettivi sensibili, sospettati di qualsivoglia connessione con Israele, è in rete dove il Comitato nazionale BDS (BNC) ha rilanciato nelle ultime settimane una campagna che ha come obiettivo l’individuazione e ovviamente la segnalazione, di fatto anche ai ribelli Houthi, delle navi da carico sospettate di dirigersi verso Israele o anche solo di aver avuto una qualsivoglia frequentazione di porti israeliani o di essere di armatori o noleggiatori riconducibili, anche in lontana generazione, a interessi dello Stato ebraico.

L’unicità della campagna, denominata “Block the Boat”, consiste nella singolarità del metodo per individuare le navi da colpire: in campo, con il coordinamento di BDS, sono scesi e sono utilizzati gli attivisti anti-israeliani in diversi Paesi, ovvero Associazioni pro-Pal che abbiano al loro interno soggetti in grado di segnalare e analizzare le rotte delle navi, i carichi che trasportano, ma anche i rispettivi proprietari di bandiera o le sedi delle società che gestiscono, anche in noleggio, le unità mercantili.

Mobilitazione in rete per bloccare le navi

L’obiettivo più recente di una campagna coordinata è stata la nave mercantile Kathrin, salpata dal Vietnam alcune settimane fa battendo bandiera portoghese e accusata dai gruppi anti-israeliani di trasportare esplosivi destinati all’IDF. La campagna ha ottenuto un primo successo alla fine di agosto, sostenendo che le autorità della Namibia e dell’Angola hanno rifiutato il permesso di attraccare nei loro porti.

Diverse organizzazioni si sono unite alla campagna lungo il percorso. In Portogallo, la Piattaforma Unitaria di Solidarietà con la Palestina in Portogallo (PUSP) ha invitato gli attivisti a chiedere al governo portoghese di “togliere la bandiera” alla nave, mentre i gruppi in Slovenia e Montenegro sono stati incoraggiati a fare pressione sui loro governi affinché blocchino l’ingresso della nave nei loro porti o la perquisiscano una volta attraccata. Anche il BDS Malesia si è unito alla campagna contro la MV Kathrin, presentando una denuncia alla polizia locale, sostenendo che l’operatore della nave, Ocean 7 Project, ha la sua sede regionale a Kuala Lumpur.

E – secondo quanto denunciato dalla stampa israeliana – un promotore di spicco della campagna sarebbe stata la relatrice speciale delle Nazioni Unite Francesca Albanese, che si è unita agli appelli al fine di esercitare pressione sui governi europei e a imporre un embargo sulle armi a Israele, avvertendo che qualsiasi collaborazione con la nave sospetta potrebbe comportare una violazione della Convenzione sul genocidio e di altre risoluzioni delle Nazioni Unite.

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Una campagna analoga era stata condotta dal BNC a maggio, quando la nave cargo Borkum, di proprietà tedesca e battente bandiera di Antigua e Barbuda, era stata accusata dagli attivisti anti-israeliani oltre che da alcuni politici  in Spagna di trasportare armi a Israele. La nave, salpata dal porto di Cartagena, è stata accusata di trasportare forniture militari nonostante il governo spagnolo avesse annunciato che la sua destinazione era la Cechia. Attivisti del movimento BDS e politici spagnoli di sinistra hanno continuato a chiedere un’ispezione della nave, citando i divieti legali contro il transito di materiale militare attraverso la Spagna.

Una piattaforma per terroristi

Secondo un rapporto del 2019 pubblicato dall’ormai defunto Ministero israeliano degli Affari strategici e della diplomazia pubblica, il Comitato nazionale BDS (BNC) comprende 28 gruppi palestinesi, tra cui uno dei più importanti è il Consiglio delle forze nazionali e islamiche in Palestina (PNIF). Si tratta di una coalizione di fazioni palestinesi, tra cui Hamas, la Jihad islamica (PIJ) e il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), tutti indicati come gruppi terroristici da diversi Paesi del mondo.

L’iter delle campagne è sempre lo stesso: prima creare una eco mediatica supportata da dichiarazioni pubbliche anche intestate alle Nazioni Unite, promuovere ispezioni sulle navi, e nel caso di una partenza delle stesse, segnalarle pubblicamente. Anche a chi potrebbe metterle nel mirino.

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