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Il futuro è bio? Agricoltura biologica, biodinamica e scienza (Silvano Fuso)

Il futuro è bio? Agricoltura biologica, biodinamica e scienza

Autore: Silvano Fuso
Anno di pubblicazione: 2022

Dal 25 al 27 gennaio scorso, all’Università di Roma Tre, si è svolto il 37° Convegno internazionale «Strategie Contadine per la Bioagricoltura» promosso dall’Associazione per l’agricoltura biodinamica. L’iniziativa ha suscitato le proteste di vari soggetti che non sopportano quando la superstizione s’ammanta di scienza – per esempio il Gruppo SeTA (Scienza e Tecnologia per l’Agricoltura) e l’Accademia nazionale dei Lincei hanno protestato. L’Ateneo romano, a dire il vero, si sarebbe così giustificato: «L’Università di Roma Tre non è in nessun modo coinvolta con le attività dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica, e si è limitata ad affittare un’aula, ecc. ecc.». Vabbè.

Criticare l’agricoltura biodinamica è come sparare sulla Croce rossa, tanto commovente e ingenua è la pratica, tutta all’insegna del rispetto di non meglio specificate «forze cosmiche». Del tutto accettata è invece l’agricoltura biologica, per questo consigliamo la lettura di Silvano Fuso, e il suo recente Il futuro è bio? Agricoltura biologica, biodinamica e scienza (Edizioni Dedalo). Chimico e instancabile divulgatore, Fuso definisce innanzitutto cosa sono le agricolture biologica e biodinamica. Dagli stessi che la praticano la prima è definita in termini che sono puramente giuridici e non scientifici. Anche perché tutta l’agricoltura è biologica, avendo a che fare col vivente.

L’agricoltura biodinamica è invece frutto della mente visionaria di un esoterista austriaco, Rudolf Steiner (1861-1925), che, pur del tutto privo di conoscenze agronomiche, codificò una serie di regole che i suoi seguaci applicano pedissequamente ancora oggi. Tipo: il terreno deve essere irrorato con preparati – definiti biodinamici, qualunque cosa ciò voglia dire, ammesso che voglia dire qualcosa – ottenuti da letame e polvere di quarzo, l’irrorazione deve avvenire con movimenti circolari, sono coinvolti giovani topi scuoiati, e via di questo passo. Ma non vi dico oltre sennò vi perdete il bello del libro. L’agricoltura biologica per contro afferma di non usare prodotti chimici. Il che è impossibile, perché non ci nutriamo di fotoni, ma solo ed esclusivamente di prodotti chimici. Fuso sfata inoltre la falsa credenza secondo cui i prodotti «bio» sarebbero migliori di quelli convenzionali: la cosa non è vera né per la sicurezza né per le loro qualità organolettiche.

E non è vero neanche che le colture «bio» siano più rispettose dell’ambiente: avendo rese nettamente inferiori a quelle dell’agricoltura tradizionale, richiedono più superficie coltivata, quindi maggiore deforestazione, a tutto danno della famosa biodiversità, continuamente invocata dagli ambientalisti. L’agricoltura biologica, inoltre, non è neppure economicamente sostenibile: senza incentivi pubblici non avrebbe mercato. Il disastro economico che di recente ha interessato lo Sri Lanka ne è una dimostrazione palese. E infatti un’evidente differenza tra prodotti «bio» e non «bio» c’è: il prezzo.

Nicola Porro, Il Giornale 19 febbraio 2023