Esteri

Guerra in Medio Oriente

“I resti del missile? Vaporizzati”. Hamas non ha prove sull’ospedale di Gaza

A sei giorni dal bombardamento da Hamas non è ancora arrivato alcun dato certo di una eventuale responsabilità di Tel Aviv

Ospedale Gaza

A sei giorni dal bombardamento contro l’ospedale di Gaza che ha ucciso centinaia di persone, da Hamas non è ancora arrivata alcuna prova di una eventuale responsabilità di Israele. Anzi, la versione fornita dai terroristi vacilla sempre di più. Dopo aver chiesto scusa per l’incredibile disastro nella gestione della notizia, il New York Times ha contattato il gruppo armato palestinese che ha ammesso di non essere stato in grado di localizzare componenti di munizioni sul sito bombardato.

Anche per gli integralisti pro-Hamas sarebbe complicato trovare una spiegazione. Secondo un rappresentante di rango dell’organizzazione al potere nella Striscia di Gaza, il missile che ha colpito l’ospedale “si è dissolto come sale nell’acqua”. In altri termini, il razzo si sarebbe vaporizzato. Ma non solo. Non sono state fornite indicazioni a sostegno del bilancio dei morti denunciato (471 vittime). Insomma, la tesi non regge. E la spiegazione fornita da Israele inizia ad avere sempre più valore: ricordiamo che secondo Tel Aviv la strage sarebbe legata a un missile della Jihad islamica che non ha raggiunto l’obiettivo.

Già nei giorni successivi al bombardamento sono emerse importanti prove contro la tesi di Hamas, tanto da spingere le autorità di Gaza a cambiare versione sull’esplosione. Rivisto anche il conto delle vittime: da 833 a 500, fino a 471. Nessuna prova e nessun commento da parte del ministero della Salute guidato dal gruppo terroristico palestinese, ma è un’altra la prova “regina”: tutti i resti dell’ordigno sono apparentemente scomparsi dal luogo dell’esplosione, rendendo così impossibile valutarne la provenienza e sollevando ulteriori dubbi sulle affermazioni dei miliziani.

Respingendo la richiesta del Times di visionare qualsiasi prova disponibile, un alto funzionario di Hamas ha affermato: “Il missile si è sciolto come sale nell’acqua, è vaporizzato, non è rimasto nulla”. Ancora più muscolare la presa di posizione di Salama Maroof, capo dell’ufficio stampa governativo gestito da Hamas: “Chi dice che siamo obbligati a presentare i resti di ogni razzo che uccide la nostra gente?”. Ma nessuna dimostrazione tangibile sul missile e sui suoi resti.

Altri fattori fanno riflettere. Come ricostruito dai reporter presenti, già subito dopo la strage le forze di Hamas hanno rimosso tutti i resti e ripristinato la zona, impedendo così un’inchiesta indipendente sulla sua origine. I giornalisti hanno trovato solo un piccolo buco, ma nessun cratere profondo solitamente causato da un missile israeliano a guida di precisione utilizzato in un attacco aereo. E ancora, gli esperti di missili hanno stroncato senza mezzi termini la versione di Hamas secondo cui le munizioni si sarebbero completamente disintegrate al momento dell’impatto: “Ci si aspetterebbe che i resti siano recuperabili in tutte le circostanze tranne che nelle circostanze più estreme, e le immagini disponibili del sito dell’ospedale suggeriscono che qualcosa dovrebbe essere identificabile sul terreno”, le parole di N.R. Jenzen-Jones, direttore di Armament Research Services. Con buona pace dei soliti soloni.

Massimo Balsamo, 24 ottobre 2023