Qualche mese fa alcuni frequentatori di qualificati ambienti moscoviti raccontavano come Vladimir Putin fosse gravemente ammalato e che il gonfiore del suo viso – che qualche altro, forse troppo allegro, osservatore attribuiva invece a un ringiovanente botulino – fosse determinato da pesanti cure al cortisone. E che inoltre tutta Mosca stesse discutendo già di un suo possibile successore. Queste voci oggi sono confermate da articoli usciti anche a Mosca, che però potrebbero far parte della nebbia della guerra, the fog of the war, che da sempre impedisce di capire quel che sta sul serio avvenendo in un conflitto.
Però se invece si riflette sulle voci di “prima” della guerra, queste potrebbero fornire una chiave di lettura degli avvenimenti in corso, un po’ più razionale delle tante quotidianamente diffuse.
Un Putin che si mette a fare il lavoro sporco per mettere in sicurezza il suo Paese e dar la possibilità a un suo erede di trattare una seconda fase meno anti-occidentale. Americani che la tirano in lungo perché sperano che il presidente russo muoia durante la guerra dando vantaggi fondamentali a Washington. Tutto ciò spiegherebbe meglio quel che sta succedendo rispetto a tante argomentazioni che paiono spesso primitive.
Se poi, invece, il gonfiore è dovuto al botulino, allora l’analisi svolta in queste righe non ha più fondamento e l’Ucraina troverà pace solo quando il Cremlino scoprirà un fondo tinta più adatto.