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I sindacati dicono no agli aumenti (se non li dà la sinistra)

Il calo dei salari effettivi in Italia? Vero. Ma dove erano i sindacalisti in questi anni? E ora si oppongono pure ai soldi in busta paga per i lavoratori

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Sul tema del calo dei salari effettivi, di cui si è occupato anche il nostro Nicola Porro nella sua Zuppa, vi è da aggiungere che i sindacati, oltre a non difendere adeguatamente il potere d’acquisto dei loro iscritti, preferiscono mantenere in piedi un novecentesco sistema di garanzie. Garanzie che ingessano il mercato del lavoro, impedendo che si crei una efficiente selezione tra i lavoratori, allocando le risorse umane secondo le effettive necessità dei vari ruoli e mansioni che vengono offerte sul medesimo mercato.

Ma a parte ciò, per confermare l’assunto del titolare di questo giornale, martedì mattina, nel corso dell’Aria che tira, in onda su La7, ho seguito un interessante intervento della giornalista del Corsera Simona Ravizza, la quale, collaborando anche con Milena Gabanelli, non può certamente essere considerata una feroce conservatrice in stile trumpiano.

Data l’estrema chiarezza ed efficacia delle sue parole, sul tema del mancato rinnovo del contratto degli infermieri del servizio sanitario nazionale, evito di commentarle, lasciando ai nostri lettori l’ardua sentenza: “Non si è riusciti a far firmare il contratto, perché? Perché lo 0,39% del peso dei sindacati contro il rinnovo ha vinto. Cosa vuol dire? Vuol dire che gli infermieri avrebbero potuto avere un aumento da subito di 180 euro lordi in busta paga. E per gli infermieri del pronto soccorso tra i 477 e i 547 euro, sempre lordi. Ora, si sono opposti al rinnovo la Cgil, la Uil e il sindacato Nursing up. A questo punto – interpellata da Sandro Iacometti di Libero, la Ravizza aggiunge – Mi viene da pensare che se i soldi non vengono da una certa parte politica, non sono soldi buoni.” Punto e accapo.

Claudio Romiti, 26 marzo 2025

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