La strage di Mestre

“I soccorsi? Complicati per colpa delle batterie del bus elettrico”

Incidente a Mestre, il comandante dei vigili del fuoco: “Purtroppo le batterie hanno delle criticità quando sono calde”

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bus elettrico

È di 21 morti, 15 feriti (di cui otto in terapia intensiva) il bollettino della tragedia di Mestre. Un autobus di linea, con a bordo 35a di persone, intorno alle 20 di ieri sera è caduto da un cavalcavia vicino alla stazione della città veneziana cadendo da un’altezza considerevole e prendendo poco dopo fuoco.

Secondo l’assessore alla Mobilità di Venezia, Renato Boraso, alla base dell’incidente potrebbero esserci diverse motivazioni. O è un malore o è una dinamica legata al momento di grande traffico”, spiega. Secondo il Corriere ci sarebbe un video che mostrerebbe una “manovra eccessiva” da parte del conducente dell’autobus mentre l’ad della società La Linea, che gestisce il trasporto tra Marghera e Venezia, nel punto dell’impatto “il guard rail sembra una ringhiera”, sollevando dubbi sulla protezione del cavalcavia di Mestre. Il Comune, in effetti, aveva già un progetto da 6 milioni di euro per i lavori di ristrutturazione che avrebbero compreso anche un nuovo guard raiil e la modifica del parapetto”. “Da quello che ho visto” dalle immagini riprese dalle telecamere, spiega l’assessore, “era un momento di grandissimo traffico” anche se al momento dell’incidente “il bus viaggiava a destra, lungo un rettilineo” e “la velocità era bassa”. Sull’asfalto non ci sarebbero segni di frenata.

C’è poi la questione dell’incendio. L’autobus coinvolto nell’incidente era un pullman elettrico costruito nel 2022 e questo ha complicato non di poco le operazioni di salvataggio dei superstiti. “Tra le difficoltà il fatto che il pullman era elettrico – ha spiegato il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Mauro Luongo – quindi con le batterie. Purtroppo hanno preso fuoco con l’impatto. Le batterie hanno delle criticità quando sono calde. Ecco perché le operazioni – conclude – sono state un pò più lunghe per rimuovere il mezzo”. Infatti, da quanto apprende l’Adnkronos, il mezzo – che è stato rimosso dal luogo dell’impatto e che è conservato in un vicino magazzino – viene monitorato “ogni quattro ore circa” perché “trattandosi di un bus elettrico” c’è il rischio che possa “ripartire l’incendio”.

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