Esteri

I soldi, l’orecchio mozzato e fatto mangiare, la fuga: cosa sappiamo dei 4 arrestati

La Russia ferma quattro presunti autori della strage di Mosca. L’Isis rivendica l’attentato. E sui canali Telegram russi vengono diffusi i video dei terroristi

Sulla notte che ha sconvolto il “Krokus City Hall” a Mosca, molte domande devono ancora trovare risposta. Chi ha pianificato la strage? Chi l’ha portata a termine? E, soprattutto: come sono riusciti ad eludere i controlli di una città semi-militarizzata in una nazione in guerra?

L’attacco a Mosca

Oggi Putin ha parlato alla Russia e ha promesso vendetta. Ha definito “barbari” e “nazisti” gli assalitori, ma senza sposare la pista jihadista. Anzi. Nel suo discorso (qui il testo integrale), lo Zar ha citato quanto già fatto trapelare dai servizi russi, l’Fsb, ovvero che i quattro attentatori armati sono stati fermati “vicino al confine ucraino”. Per loro, secondo Putin, “era stata preparata una finestra per attraversare il confine di stato” e mettersi in salvo a Kiev. Credibile? Difficile a dirsi. La frontiera verso la regione di Bryansk è altamente militarizzata e cercare di scappare verso il territorio ucraino non era forse la scelta più saggia per evitare i controlli delle forze di polizia russe. Fatto sta che il Cremlino punta a coinvolgere gli uomini di Zelensky, nonostante Kiev abbia negato categoricamente ogni coinvolgimento (“non è il nostro modo di agire”). Secondo l’Fsb, i quattro “criminali dopo aver commesso l’attacco terroristico” intendevano “attraversare il confine russo-ucraino e avevano contatti importanti sul lato ucraino”. Non solo. La portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova, ha ricordato che durante la guerra l’Ucraina “ha condotto attività terroristiche attive e sistematiche contro i cittadini russi”, come “bombardamenti programmati di aree residenziali, compresi asili, scuole, istituti medici, attacchi a importanti infrastrutture civili, compresi i trasporti e gli impianti energetici, attacchi contro personaggi pubblici e giornalisti”.

La Nato e l’Ue, pur condannando l’atroce massacro, e consapevoli del rischio escalation, invitano tutti a non utilizzare la strage per alimentare il fuoco della guerra. Certo le 143 vittime, col tragico pallottoliere destinato a crescere, non potranno restare impunite. E Putin è costretto a dare un nome e un volto a tutti i “criminali” che hanno “pianificato uno sterminio di massa”, garantendo “una punizione giusta e inevitabile”. Ne va della sua reputazione di presidente di ferro. “Chiunque siano, chiunque li guidi – ha assicurato – li identificheremo e puniremo tutti coloro che stanno dietro i terroristi, che hanno preparato questa atrocità, questo attacco alla Russia, al nostro popolo”.

Gli interrogatori di due sospettati

E qui torniamo al punto di partenza: chi sono gli autori materiali del massacro? Chi li ha ispirati? Le agenzie di stampa russe hanno già diffuso le immagini di alcuni degli 11 arrestati (tutti di cittadinanza straniera, dice il ministero russo dell’Interno), tra cui i quattro autori materiali. Sui canali Telegram russi circolano un paio di video degli interrogatori. Uno dei sospetti catturati confessa di essere stato arruolato online con la promessa di una somma in denaro in cambio della partecipazione alla strage: l’uomo è inginocchiato a terra, vestito con una maglietta corta, tremante dal freddo e sostiene di essere arrivato in Russia dalla Turchia il 4 marzo, di aver accettato mezzo milione di rubli -circa 5mila euro- e di esser stato contattato dall’assistente di un predicatore su Telegram.

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Il secondo presunto terrorista, invece, ha subito un trattamento decisamente peggiore secondo quanto diffuso dal sito bierlorusso Nexta e dal quotidiano indipendente Meduza (informazioni difficilmente verificabili, ma rilanciate dai media internazionali). Nel video si vede il sospettato tenuto a terra da alcuni soldati mentre un uomo in mimetica gli taglia un pezzo di orecchio con un coltello e cerca di farglielo mangiare.

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L’arresto dei quattro sospetti è avvenuto questa notte prima delle quattro, quando la polizia russa ha fermato una Renault bianca che corrispondeva alla descrizione dell’auto su cui erano saliti gli attentatori dopo la strage. Gli uomini a bordo hanno cercato di fuggire: due sono stati fermati nell’immediato, gli altri due invece sarebbero scappati nei boschi. A bordo dell’auto sono stati trovati dei caricatori per fucili d’assalto Akm, come quelli utilizzati nella sala concerti, e una pistola. Con loro alcuni passaporti del Tajikistan. “I sospettati sono stati inviati a Mosca per essere interrogati dal comitato investigativo. Secondo l’FSB hanno contatti sul lato ucraino e intendono attraversare il confine – scrive Ria Novosti – L’attacco terroristico è stato attentamente pianificato. Le armi erano nascoste in un nascondiglio”.

Nella rivendicazione, l’Isis ha elogiato i suoi “combattenti” per aver “sparato alla testa di decine di cristiani” e per “averne massacrati diversi all’interno della sala e dei suoi corridoi”. Secondo la loro versione le vittime sarebbero almeno 300 ed è possibile che alla fine il conteggio non si discosti molto da quella cifra. Anche gli Stati Uniti ritengono credibile la pista del’Iskp (lo stato islamico afghano). Nei giorni scorsi infatti pare che i servizi di intelligence americani avessero informato i colleghi russi di un possibile pericolo jihadista, allarme che è stato sottovalutato dall’Fsb che però si difende sostenendo che si trattasse di informazioni generiche e non specifiche.

È ancora presto, ovviamente, per chiudere l’indagine. La fotografia mostrata dall’Isis, secondo Toni Capuozzo, avrebbe alcune incongruenze e in fondo la storia dello Stato Islamico è piena di attentati rivendicati di cui, però, in realtà non era responsabile. Tuttavia, almeno due delle magliette indossate dai jihadisti nell’immagine e quelle dai sospetti catturati sembrano coincidere. Il 24 marzo è stato proclamato giorno di lutto nazionale. Candele, fiori e messaggi di condoglianze hanno tappezzato i luoghi simbolo della capitale.

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