I talebani del vaccino hanno trovato un’altra vittima sacrificale: Novak Djokovic. Al numero uno del tennis mondiale è bastato un post social per scatenare le ire dei vaccinisti duri e puri. Poche ore fa il tennista serbo ha infatti annunciato che sarà presente agli Australian Open in programma a Melbourn dal prossimo 17 gennaio. “Ho trascorso del tempo fantastico con i miei cari durante la pausa e oggi sto andando in Australia con un permesso di esenzione. Let’s go 2022!”, ha scritto su Instagram pubblicando una foto con i bagagli in aeroporto.
Ed è proprio la parola “esenzione” a far scoppiare la polemica. Djokovic avrebbe infatti ricevuto un esenzione medica dal vaccino che gli consente quindi di partecipare al torneo del grande Slam. Una presenza che fino a oggi non era scontata visto che l’organizzazione del torneo ha posto tra le condizione per poter partecipare l’avvenuta vaccinazione degli atleti. Djokovic ha infatti la “colpa” di non aver mai nascosto i suoi dubbi nei confronti del vaccino anti-Covid. Già a novembre era stato chiaro durante una conferenza stampa: “Non importa se si tratta di vaccinazioni o qualsiasi altra cosa nella vita. Dovresti avere la libertà di scegliere, di decidere cosa vuoi fare. Sono sempre stato un sostenitore di questo e della libertà di scelta, e lo sosterrò sempre perché la libertà è essenziale per una vita felice e prospera”. Una presa di posizione coraggiosa e sicuramente scomoda di questi tempi che gli è costata l’etichetta novax da parte dei benpensanti.
E anche in questa occasione le sirene vacciniste non hanno perso tempo nel mettere sulla graticola l’atleta. Primo su tutti Nino Cartabellotta, il super medico che già aveva dato il meglio di se sfottendo Povia alla notizia della sua positività: “Non rispetti le persone di questo meraviglioso pianeta. Game over”. Poi l’immancabile Roberto Burioni: “In un momento come questo il comportamento di Djokovic e degli australiani è intollerabile e non deve essere tollerato.” La penna di Repubblica, Paolo Berizzi, quello che vede fascisti ovunque: “Non accadrà ma vorrei che tutti gli altri tennisti in cartellone agli Australian Open – che hanno rispettato le regole e si sono vaccinati – rinunciassero a giocare.” Pure l’ex Ct della Nazionale italiana di pallavolo e responsabile dello sport del Pd, Mauro Berruto, denuncia il non rispetto delle regole: “È uno scandalo clamoroso, un precedente dalla pericolosità inaudita e merita soltanto il disgusto di tutti gli sportivi che credono nel rispetto delle regole.”
Peccato che gli autori del linciaggio social ignorino il fatto che non è stata infranta nessuna regola. L’esenzione medica rientra tra i requisiti per poter partecipare al torneo come ha spiegato Craig Tiley, direttore degli Australian Open: “Per poter giocare sui campi del Melbourne Park, i tennisti devono essere completamente vaccinati contro il Covid o avere ottenuto l’esenzione”. Già questo basterebbe a chiudere l’inutile polemica. Ma c’è di più. È seguita pure una nota di Tennis Australia che sull’esenzione ha precisato: “Gli è stata concessa dopo un rigoroso processo di revisione che ha coinvolto due comitati indipendenti di esperti. Uno di loro è stato nominato dallo Stato della Victoria, che ha valutato tutte le domande per verificare se seguissero tutte le linee guida”.
Insomma, mettetevi l’anima in pace, non c’è stata nessuna furbata ma tutto secondo le regole. Ha ragione Daniele Capezzone quando dice che una certa mentalità non cambia mai: detestare l’individuo che non si irreggimenta, a maggior ragione se ha successo. Tipico del “comunista collettivo”.
Marco Baronti, 4 gennaio 2022