Dopo mesi di marginalizzazione dal dibattito pubblico e mediatico di ogni voce che provasse ad avanzare dubbi sulla gestione della pandemia in Italia, anche i virologi gridano a una presunta censura nei loro confronti a causa di un ordine del giorno discusso in parlamento. Il coro unanime di Galli, Bassetti e Preglisco “no al bavaglio” arriva a causa dell’odg al Dl green pass bis che afferma: “I professionisti sanitari possono fornire informazioni relative alle disposizioni sulla gestione dell’emergenza sanitaria in corso su esplicita autorizzazione della propria struttura sanitaria”.
In poche parole i virologi e tutti i medici, prima di rilasciare dichiarazioni o interviste sui media, devono farsi autorizzare dall’azienda sanitaria in cui lavorano per “evitare di diffondere notizie o informazioni lesive per il Sistema sanitario Nazionale e di conseguenza per la salute dei cittadini”. Una proposta sulla carta sbagliata ma nata dopo un anno e mezzo di sovraesposizione mediatica in cui i virologi hanno detto tutto e il contrario di tutto nei principali media nazionali.
La levata di scudi dei virologi contro la presunta censura contraddice il loro silenzio nei mesi passati quando a non avere spazio erano voci critiche di molte decisioni legate al covid non da un punto di vista medico ma politico, sociale, economico e costituzionale. Numerosi giornalisti, costituzionalisti, intellettuali hanno avanzato legittimi dubbi sul green pass o su misure che mettono in discussione diritti costituzionali eppure, pur non addentrandosi in analisi di carattere medico, sono stati etichettati come no-vax e marginalizzati. Sarebbe stato importante anche in questo caso che i virologi si esprimessero contro la censura e il bavaglio. Eppure nei mesi passati non abbiamo sentito nessun appello alla libertà di parola e di dissenso su determinate scelte politiche.
Al contrario, ogni volta che qualche commentatore aveva l’ardire di contraddire le posizioni dei virologi, veniva tacciato come antiscientifico. Il problema è che nell’ultimo anno e mezzo molti di loro non si sono limitati a parlare di medicina o covid da un punto di vista scientifico ma sono diventati veri e propri tuttologi intervenendo quotidianamente su ogni tema e sostituendosi spesso alla politica. Abbiamo assistito al paradosso che, mentre i virologi accusavano commentatori a vario titolo di parlare a sproposito di medicina e di “dover studiare”, erano essi stessi a esprimersi su argomenti in cui deficitavano di una preparazione. Si sarebbero perciò dovuti accorgere prima che la libertà di parola va sempre difesa e non solo quando ad essere toccati sono i propri interessi.
Francesco Giubilei, 24 settembre 2021
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