Il Movimento 5 stelle ha completato il percorso di allineamento alla disprezzata “casta”, che da bersaglio di invettive si è tramutata in traguardo da bramare per le truppe grilline. La bandiera del “Vaffa” è stata definitivamente ammainata e sostituita dall’accomodante gonfalone in cui è ricamato il blasone del privilegio.
Il popolo grillino (48.975 aventi diritto) si è espresso sulla piattaforma Rousseau, “autorizzando” la modifica del mandato zero e le alleanze sul territorio con i partiti tradizionali. I quesiti sono stati proposti dall’attuale capo politico Vito Crimi che, durante le famigerate consultazioni del 2013 con l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani, declinò qualsiasi ipotesi di condivisione di governo con parole incise come un epitaffio nei rapporti con i Dem:«Noi siamo altro». In questi anni la narrazione della diversità grillina ha rivelato il suo impiego fraudolento, rieditando tutti i vizi che imputavano ai professionisti della politica. Hanno rivendicato con ascetico fanatismo il divario che li separava dai partiti tradizionali, teorizzando la solitudine, l’astinenza, i digiuni e le flagellazioni per raggiungere una dimensione superiore di governo.
I Cinque Stelle si sono accreditati all’opinione pubblica con una sorta di narcisismo dell’incorruttibilità autogestito, ma annusato il potere, con le connesse prerogative, si sono convertiti alla dottrina prosaica della politica, rimanendo folgorati sulla via di Montecitorio, di Palazzo Chigi, della Farnesina e google map discorrendo. La solitudine, declinata nel rifiuto incondizionato di alleanze, è stata archiviata per perpetuare l’occupazione degli incarichi di governo. Ora “Rousseau” ha dato l’approvazione per raggiungere nei territori intese elettorali con il Pd. All’astinenza e ai digiuni dal potere è subentrata la vorace fame di poltrone a cui i 5 stelle non sono disponibili a rinunciare, rinnegando i principi fondativi della loro esperienza. Oggi governa con quel Pd apostrofato da Luigi Di Maio come il «partito di Bibbiano». Le flagellazioni con i limiti ai mandati si sono intenerite con le blandizie degli incarichi reiterabili senza inibizioni.
Il duplice “sì” dei grillini a terzo mandato e alleanze (col Pd), nelle consultazioni raccolte dalla piattaforma Rousseau, decreta la trasformazione del M5s in ciò che aveva sempre avversato, ripudiando i dogmi delle origini. I 5stelle hanno disconosciuto due regole cardine del “non statuto” del fondatore Gianroberto Casaleggio il cui monito – «Se il M5s si allea con il Pd, esco dal Movimento» – è stato schernito dal cinismo delle ambizioni personali. I grillini volevano addomesticare il potere ma ne sono finiti al guinzaglio, trascinati prima a destra e poi a sinistra.