Ricordate quando Giuseppe Conte, al tempo premier di questo malcapitato Paese, ci disse di stringere i denti per salvare le festività col panettone? La promessa era: “Chiudere adesso per non chiudere tutto a Natale”. Una favoletta che a dicembre si trasformò in: chiudere a Santo Stefano per salvare la Pasqua. Il ritornello s’è poi ripetuto talmente tante volte che ancora oggi ci troviamo nel pieno dello stato di emergenza. Senza sapere se o quando ne usciremo.
Ecco: un anno dopo la storia si ripete. Ci si avvicina a grandi passi alle festività natalizie e già i giornaletti iniziano a mettere le mani avanti. “Salgono i contagi”. “La pandemia non è finita”. “Non bisogna mollare la presa”. Solita liturgia del terrore. Nonostante il green pass, che nella mente dei suoi ideatori doveva permetterci di tornare alla normalità (s’è visto), l’orizzonte non appare molto dissimile da quello di dodici mesi fa. Il virologo Pregliasco ha già chiesto di rinviare il cenone all’anno prossimo, fregandosene della mazzata che darebbe ai consumi, normalmente molto alti a Natale. E i giornali si stanno accodando. Oggi ad esempio il Corriere è riuscito a scrivere un paradosso che ha dell’incredibile. Nel descrivere le scelte del governo per i prossimi mesi, titola: “Green pass, hub e zone rosse. Il piano del governo per evitare le chiusure“. Due frasi che sono di fatto una contraddizione in termini. In pratica Draghi pare voglia estendere il green pass fino all’estate, prolungare lo stato di emergenza e far decidere restrizioni in base al cambio di colore delle Regioni. L’idea insomma sarebbe questa: “chiudere” per evitare le “chiusure”. Domanda, scusate: ma che senso ha?