Più faccio questo mestiere di analista politico, sia chiaro da dilettante e da parvenu quale orgogliosamente sono, più mi accorgo che le varie tecniche di cui mi avvalgo (segnali deboli, vocabolario, analisi del linguaggio del corpo, comportamenti organizzativi ed altre per ora segrete) sono sì utili per l’analisi, ma carenti in termini di prognosi e di anamnesi. Da qualche tempo sto sperimentando una tecnica che chiamo “divertissement”.
Il modello che perseguo è quello di leggere la realtà con le tecniche tipiche del giullare (iocularis) figura che raggruppava in sé quelle di giocoliere, saltimbanco, acrobata, cantante, mi sto persino dotando del “gingillo” (un finto scettro con la punta a forma di testa, ottenuta gonfiando una vescica di un animale). Era una figura del tardo Medioevo che scomparve con l’arrivo dell’evo moderno, seguì una rivoluzione copernicana, fino a raggiungere le vette eccelse dell’illuminismo.
La faccio breve: ipotizziamo che l’evo moderno abbia finito la sua corsa e si stia tornando alla casella di partenza, cioè al tardo medioevo. L’analista di oggi predisposto al futuro, convinto di essere tornato nel tardo-tardo Medioevo, rifiuta lo schema prognosi-anamnesi pubblico e lo privatizza trasformandolo in “divertissement”. L’analista che era in me è diventato “Giullare 2.0”. Proviamo ad applicarlo in corpore vili alla vicenda della crisi dell’Europa.
Come fai a raccontare una scenario che non c’è ancora ma tu sei convinto che vada a configurarsi e che diventerà esplicito fra un anno, dopo le elezioni europee del 2019? E tu ritieni che per un accidente della storia l’Italia sia in anticipo sui tempi e ciò che è avvenuto, democraticamente, il 4 marzo scorso diventerà un trend europeo. I due partiti dell’establishment (Pd di Matteo Renzi e Fi di Silvio Berlusconi) prima del 4 marzo erano convinti, di riffa o di raffa, di governare, sotto l’ombrello europeo, per i prossimi cinque anni.
Non è andata così: il 5 marzo si sono svegliati al pronto soccorso dopo la tranvata alle urne. I partiti che fanno riferimento ai vari establishment, hanno allora tentato un governo M5S-Pd (giustamente hanno valutato i pentastellati alla Di Maio–Casaleggio più cooptabili nel sistema che non i ruspanti leghisti di Salvini). Per nostra fortuna il “butler” Renzi ha avuto uno scatto d’orgoglio (che pagherà a caro prezzo) e ha affogato il bambolotto nella culla. L’ipotesi di governo M5S-Lega, in base ai voti il più gradito dagli italiani, cercano ora di abbatterlo con il carico da 90 di tre tronfi Commissari europei: non ho capito se inetti o sprovveduti.
Come fai a raccontare quella che tu, in assoluta buona fede (il mio caso), ritieni essere la verità di fronte a coloro che ti impongono la “loro verità” spacciandola addirittura come “bene comune”? E se lo fai diventi un reprobo? Tu sai, avendo studiato Vilfredo Pareto, che “la storia è un cimitero di aristocrazie (élite)”, e pure che aveva ragione Robert Michels quando sosteneva, nell’imperdibile teoria “La ferrea legge delle oligarchie”, che in certi momenti storici il motore delle élite va fuori giri e sbiella. Come fare a raccontare, in termini giornalistici, questa “verità”, rifiutando le “veline” che il Sistema ti imporrebbe?
Io credo che se ti metti in un’ottica di divertissement lo puoi fare. Un esempio magico: Recep Erdogan. Non ci sono dubbi che sia un autocrate, un despota, un tiranno, eppure la Germania, i paesi del Nord cosiddetti ultra democratici, la Commissione europea, si mettono nelle sue mani per bloccare il canale balcanico dai migranti diretti nei loro paesi, gli liquidano tangenti miliardarie purché faccia da kapò ai loro sporchi interessi. Fingono che non sia ciò che è, e loro, da miserabili bottegai quali sono (specie olandesi e tedeschi) non provano alcuna vergogna. Viene in Italia, viaggia per l’Europa e lo trattano principescamente, lui si permette di accusare Israele di genocidio e nessuno si scompiscia in risate.
Che credibilità hanno élite di tal fatta? È ora che scompaiano.
E noi giornalisti che per definizione dovremmo aver “sguardo lungo” come ci porremo verso la tempesta che sta montando e che troverà il suo diapason nel 2019? Non penseremo mica di continuare a campare, giocando su ridicole o consolatorie parole come populisti o sovranisti.
I nodi stanno via via arrivando al pettine: che fare?
Riccardo Ruggeri, 17 maggio 2018