Salute

“Il 40% non è morto per il Covid”. Bomba di Report sulla pandemia

Il caso dei decessi ospedalieri per infezioni da batteri resistenti. La rivelazione di D’Amario

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“Questa inchiesta, quella che vedrete stasera, riscriverà la storia della pandemia”, così Sigrifido Ranucci, conduttore di Report, in onda su Rai3 ha presentato il lungo e sconvolgente reportage sulla “pandemia silenziosa”, la quale avrebbe ucciso almeno 4 persone su 10 conteggiate come Covid-19.

In particolare, si tratta della piaga delle infezioni nosocomiali che ogni anno, prima della pandemia, uccidevano circa 50 mila persone, a prescindere dai motivi per cui si era reso necessario il ricovero. Tanto è vero che Walter Ricciardi, all’epoca direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute, nel 2018 lanciò un preoccupato allarme citando una serie di dati agghiaccianti: dal 2003 al 2016 i decessi ospedalieri per superinfenzioni da batteri resistenti sono passati da 18.668 a 49.301. In tal senso l’Italia registra il 30% di tutte le morti per sepsi batterica nei 28 Paesi dell’Unione europea (comprendendo quindi anche il Regno Unito).

Interpellato su questo punto, Claudio D’Amario, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute 2018/2020, ha sganciato la bomba: “Molti di questi pazienti sono morti per la Sepsi, non sono morti per il Covid – ha esordito il medico abruzzese -. Anche pazienti intubati, dopo tre settimane, morivano per questi germi che purtroppo girano negli ospedali”. Sulle autopsie ha poi aggiunto che “c’è stato un proprio un problema metodologico. Un problema che avrebbe costretto l’Iss a rivedere tutte le cartelle. Ma era un lavoro disumano, quindi….se andassero a fare una revisione, si scoprirebbe che il 40% dei quei decessi non ha nulla a che vedere con il Covid”.

E come tecnicamente sia potuto accadere questa strage passata sotto silenzio lo ha spiegato con grande chiarezza la professoressa Evelina Tacconelli, direttrice di Malattie infettive dell’Azienda integrata di Verona. In estrema sintesi, anche a causa dei protocolli anti-Covid, ossessivamente basati sui rischi di un virus respiratorio, dell’eccesso di ospedalizzazioni e della scarsa preparazione del personale reclutato durante l’emergenza, si sono completamente trascurate le infezioni da contatto, che sono poi quelle che costituiscono gran parte di quelle causate dai batteri resistenti agli antibiotici.

Soprattutto tra i pazienti intubati, che subivano molte manipolazioni, si è riscontrato il maggior numero di queste infezioni letali. Infezioni che venivano trasmesse da operatori sanitari vestiti testualmente – come astronauti, ma che avrebbero dovuto ad ogni paziente cambiare completamente la loro ingombrante tenuta. Cosa ovviamente impossibile nel caos determinato dalla corsa ai ricoveri che ha contraddistinto a lungo la nostra italica pandemia del terrore. Un caos che si sarebbe in buona parte evitato se molte persone fossero state curate a casa e non spinte da una martellante comunicazione del terrore ad affollare i pronto soccorso del Paese con qualche linea di febbre.

D’altro canto, dal momento che dall’arrivo del coronavirus gli stessi decessi per infezioni nosocomiali sono miracolosamente scomparsi, ma in realtà, secondo quanto sostenuto da D’Amario, essi sarebbero addirittura cresciuti di altre decine di migliaia di unità, forse è per questo – si è affermato nel reportage in oggetto – che l’Italia ha registrato un numero abnorme di morti Covid e continua a registrare un eccesso di mortalità generale che non si riscontra nel resto d’Europa, aggiungiamo noi.

Sta di fatto che, a quanto riportato nel servizio, nulla finora è stato fatto per almeno attenuare la piaga delle citate infezioni batteriche contratte negli ospedali. Si continua invece a perseverare con l’uso obbligatorio della mascherina per un virus che oramai è sceso ad un tasso di letalità assai più basso di quello legato all’influenza stagionale. E così, mentre migliaia di sfortunati muoiono ogni mese per infezioni da contatto, il nostro buon Schillaci, attuale ministro della Salute, ha già annunciato che prolungherà tale obbligo, relativamente a luoghi di cura ed Rsa, fino alla primavera inoltrata. Della serie, come essere completamente scollegati dalla realtà.

Claudio Romiti, 26 dicembre 2022