Cronaca

Il blitz in hotel, l’iraniano arrestato, il silenzio: cosa sappiamo di Cecilia Sala

La giornalista detenuta a Teheran da una settimana. Il cellulare smette di squillare all’improvviso. Le due telefonate ai genitori e al fidanzato. Il lavoro del governo

cecilia sala arrestata in Iran © BornaMir e tostphoto tramite Canva.com

L’arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, corrispondente per “Il Foglio” e Chora Media, ha scatenato una considerevole preoccupazione, attirando l’attenzione sia del pubblico che delle autorità italiane. La detenzione di Sala nel noto carcere di Evin a Teheran, luogo in cui vengono frequentemente rinchiusi dissidenti politici e cittadini stranieri, ha immediatamente sollevato interrogativi sulle condizioni di detenzione e sui diritti della giornalista, che, secondo quanto riportato da “Il Foglio”, è stata tenuta in isolamento senza una chiara motivazione legale.

Il lavoro del governo

La situazione ha innescato una decisa reazione da parte del governo italiano, con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha rassicurato sulla condizione di Sala, citando una visita dell’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei. Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha sottolineato l’importanza di condurre trattative diplomatiche delicate, lontano dagli occhi del pubblico e dal clamore mediatico, per assicurare la sua liberazione.

L’arresto dell’iraniano a Malpensa

Il contesto dell’arresto di Sala è teso e complesso, non ultimo a causa delle tematiche trattate dalla giornalista, tra cui spicca il lavoro sulla stand up comedian iraniana Zeinab Musavi, che critica con ironia la vita in carcere sotto il regime degli Ayatollah. L’approccio di Sala, orientato a esplorare e divulgare aspetti poco noti dell’Iran, potrebbe aver contribuito a mettere in pericolo la sua sicurezza nel paese nonostante si tratti di una cronista esperta e profonda conoscitrice delle dinamiche nel Paese.

L’arresto di Sala, inoltre, sembra inserirsi in un quadro più ampio di tensioni, come suggerisce il parallelo arresto in Italia di Mohammad Abedini Najafabadi, cittadino svizzero-iraniano, per violazione delle sanzioni internazionali. L’uomo, detenuto nel carcere di Busto Arsizio in attesa dell’estradizione richiesta dagli Stati Uniti, è accusato di aver venduto tramite società di comodo alcune componenti per i droni iraniani. Droni che sarebbero poi stati utilizzati anche per colpire basi americane. L’arresto, avvenuto pochi giorni prima di quello di Cecilia Sala, aveva provocato il malcontento delle autorità iraniane: è possibile che il fermo della giornalista sia una ritorsione?

I misteri

Le autorità italiane, inclusi i servizi segreti per l’estero Aise, si sono mobilitate per negoziare la liberazione di Sala, ricordando gli sforzi simili che in passato hanno portato al rilascio di altri cittadini italiani detenuti in Iran. Il governo ha cercato sin da subito di risolvere la situazione “velocemente” e nel totale riserbo, poi le cose si sono allungate e ieri la notizia è stata resa pubblica. Ma le informazioni certe, al momento, sono davvero poche. Nelle due telefonate che la giornalista ha potuto fare, una alla famiglia e l’altra al fidanzato, non ha potuto aggiungere nessun dettaglio se non confermare il buono stato di salute riscontrato anche dal nostro ambasciatore. Ai genitori è quasi sembrato che stesse leggendo un comunicato. Restano diversi punti oscuri: quali sono le accuse che le sono rivolte? Chi l’ha arrestata? Quando verranno formalizzati i capi di imputazione?

Articolo in aggiornamento

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