“Dove la proprietà non è tutelata, l’inciviltà avanza”, ha scritto ieri sul Giornale, con la consueta acutezza, Carlo Lottieri. Il riferimento è alla decisione del Parlamento, consenziente il governo, di impedire per legge – sino alla fine dell’anno – l’esecuzione di tutti i provvedimenti giudiziari che hanno sancito il diritto dei proprietari a rientrare in possesso degli immobili da loro dati in affitto e per i quali gli inquilini hanno smesso di pagare il canone o il cui contratto è scaduto: il blocco degli sfratti, per dirla più semplicemente. Qualche secolo prima, nel 1690, John Locke era stato altrettanto netto, sul tema proprietà: “Government has no other end, but the preservation of property”, aveva scritto il filosofo inglese nel Second Treatise on Government. Figurarsi, verrebbe da pensare ora leggendo questa frase. Citazioni a parte, la realtà parla chiaro. Con il blocco degli sfratti appena esteso fino al 31 dicembre, la violazione del diritto – prima ancora che del diritto di proprietà – è palese ed estremamente grave.
Qualcuno paragona questa norma a quella che ha disposto il divieto dei licenziamenti, da ultimo rinnovata con il decreto agosto. Il parallelo, però, non funziona. Il blocco dei licenziamenti, infatti, è accompagnato da misure compensative, a partire dalla Cassa integrazione. Il blocco degli sfratti, invece, non prevede alcun indennizzo (“ristoro”, si dice ora) in favore delle famiglie e delle imprese proprietarie che sono state private, per quasi un anno (da marzo a dicembre), del diritto di disporre dei loro immobili. Con l’aggiunta che i locatori sono stati costretti persino a pagare l’Imu, la patrimoniale sugli immobili che in tanti dimenticano o fingono di dimenticare. Magari dopo aver perso il lavoro per via della pandemia. Questa evidente iniquità è stata fatta notare al governo – oltre che da Confedilizia – dalle forze di opposizione. È di ieri la discussione in aula alla Camera di un’interpellanza urgente di Forza Italia (ma nello stesso senso si sono mossi anche Lega e Fratelli d’Italia), che si concludeva proprio con la richiesta di conoscere “quali urgenti iniziative i ministri interpellati intendano assumere per ripristinare la tutela del diritto di proprietà e disporre forme di ristoro per i proprietari interessati dalla sospensione”.
La risposta del governo è arrivata, in diretta web, ma assomiglia più a una “supercazzola” che a un’indicazione di scelte di merito. “In questa sede – ha detto la rappresentante dell’esecutivo incaricata di leggere il testo scritto preconfezionato – non posso che ribadire l’impegno del governo a verificare con attenzione gli effetti delle norme su richiamate e a valutare quindi l’opportunità di adottare misure che garantiscano in ogni caso un ragionevole bilanciamento tra le opposte esigenze dei conduttori e dei proprietari di immobili, come, ad esempio, potrebbero essere forme di compensazione fiscale e/o misure di incentivazione alla sottoscrizione di canoni agevolati e di rinegoziazione dei medesimi”. In attesa dei “ragionevoli bilanciamenti”, Confedilizia sta operando per portare la norma sul blocco sfratti davanti alla Corte costituzionale: è un dovere morale, per l’organizzazione storica della proprietà immobiliare, tutelare anche sul piano dei principii di diritto gli interessi dei cittadini che rappresenta. E nel passato è solo grazie alle nostre iniziative giudiziarie, oltre che politiche, che si è interrotta la triste prassi dei blocchi.