Il settore del turismo vale il 113 per cento del Pil italiano. Lo abbiamo letto migliaia di volte. In termini assoluti il solo affare degli alberghi genera 21 miliardi di euro l’anno. E secondo le stime che circolano in queste ore il settore rischia di perdere 17 di questi 21 miliardi. Un’ecatombe. L’albergo è solo uno snodo: intorno ad esso girano affari che potete bene immaginare: dalle attività delle città d’arte ai servizi, dalla vendita dei nostri artigiani ai lavori più incredibili del genio italico. Con il decreto rilancio, viene quasi da ridere a definirlo così, il governo ha messo a disposizione tre strumenti ad hoc per il settore. Tra poco ne parleremo. Ma serviranno a poco. Non già e non solo per la loro scarsa efficacia, visto la dimensione del problema.
Ma per la dichiarazione che ieri un buon ministro della Cultura (Franceschini) ha rilasciato in qualità di timido ministro del Turismo: “Vanno tradotte in norme le indicazioni del comitato scientifico”. Ebbene sentite in questa zuppa che cosa i fenomeni della paura, del comitato tecnico scientifico, si sono inventati. Se una coppia dovesse, per pura follia, comprare una matrimoniale in un albergo e passarci la notte, ebbene la mattina dopo non potrebbe prendere il medesimo ascensore e dovrebbe mantenere il distanziamento da loro stabilito nella sala colazione, dove le brioche non potrebbero comunque essere disposte su un tavolo a buffet. Questi vivono nell’iperuranio, ma sono molto ascoltati a Palazzo Chigi.
Fino a quando i nostri ministri penderanno dalle labbra di questi talebani della burocrazia sanitaria resteremo in coma. Caro ministro Franceschini come si può dare credito a chi sostiene il pericolo di contagio in ascensore di una coppia che ha dormito insieme? Immagino quali protocolli verranno invece adottati dai bed and breakfast per dirne una. Facciamo una cosa, invece di uccidere con regole, norme, infortuni, incendi, Durc, distanziamenti, uscite di sicurezza e balletti gli hotel, facciamoli diventare più simili alla jungla degli affitti brevi? Che prosperavano, a danno degli alberghi, anche per la relativa loro libertà di azione. Invece qua siamo nel mondo delle regole, e a quelle assurde già esistenti, ora aggiungiamo quelle folli, giustificate dal virus, che i nuovi censori del Cts vogliono imporre. Riguardo agli incentivi del governo, infine, c’è poca roba. Vediamola.
1. II famoso bonus vacanze da 500 euro. L’80 per cento lo anticipa l’albergatore, e speriamo che possa compensarlo subito nel suo F24 mensile. Ma insomma crediamoci. In tutto vale 2,4 miliardi. Poco più del 10 per cento del fatturato alberghiero. Pochissimo. Basti pensare che il primo semestre è già finito con cali del fatturato dell’80 per cento. Ma il punto è un altro. Si tratta di una misura assistenziale per coloro che hanno redditi familiari inferiori a 40mila euro, e non già un aiuto all’industria.
E come pensare che il reddito di cittadinanza sia un aiuto ai supermercati (che si pappano gran parte dell’assegno mensile) e non un aiuto ai più poveri. Il bonus vacanze è un sostegno al reddito che verrà impiegato nel turismo e probabilmente non avrà neanche il successo sperato poiché quattro famiglie italiane su cinque, secondo una recente indagine della Confcommercio, le vacanze quest’anno le salteranno.
2. Sulla cassa integrazione il settore ha ottenuto qualcosa in più: potrà bruciare la seconda tranche di nove settimane tutta insieme. Gli albergatori potranno così utilizzarla fino alla fine di luglio, più n meno. Molti di loro l’hanno anticipata, ma difficile che riusciranno a farla ancora a lungo. Ma questo è un problema che vale per tutti i settori.