Se un giudice ungherese porta alla sbarra Ilaria Salis, proteste di ogni tipo contro l’autocrazia di Viktor Orban. Se la Russia censura i social network, chiede a Pavel Durov di condividere i contatti degli utenti, si solleva indignazione contro il regime di Putin. Se invece la Francia arresta il fondatore di Telegram accusandolo, un po’ forzatamente, di essere complice dei crimini che si commettono sulla sua piattaforma, tutti più o meno zitti. E lo stesso accade ora che un giudice brasiliano ha scelto di oscurare X, l’ex casa dei progressisti ora in mano a Elon Musk. E quindi odiata.
Il giudice Alexandre de Moraes della Corte Suprema Federale, infatti, ha ordinato la sospensione di X in tutto il Brasile. Questioni burocratiche, sia chiaro: alla compagnia era stato chiesto di nominare un rappresentante legale nel Paese entro 24 ore. Non trovando riscontro, ha scelto di tirare giù la saracinesca convocando l’Agenzia nazionale delle telecomunicazioni (Anatel) e delle società che forniscono servizi Internet nel Paese. Non solo. Secondo alcune notizie, chiunque provi ad accedere a X tramite una VPN rischierebbe fino a 8mila dollari di multa. In Brasile sono attivi 217 milioni di utenti.
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“La libertà di parola è il fondamento della democrazia e uno pseudo-giudice non eletto in Brasile la sta distruggendo per scopi politici”, ha detto Musk con un post. “Il regime oppressivo in Brasile teme così tanto che la gente conosca la verità da mandare in bancarotta chiunque provi a farlo. Gli attacchi alla libertà di parola quest’anno non hanno precedenti nel 21esimo secolo. Succederà anche in America se Kamala e Walz andranno al potere”. Ricordiamo che il 17 agosto scorso la piattaforma aveva scelto di chiudere la propria sede dopo che lo stesso giudice aveva ordinato l’arresto della rappresentante di X nel Paese colpevole di non aver rispettato gli ordini di chiusura di una serie di profili a seguito di una indagine su presunte notizie false e messaggi di odio diffusi da figure legate all’ex presidente Jair Bolsonaro durante l’assalto al parlamento nel gennaio del 2023. Moraes aveva aperto un’indagine contro Musk per intralcio alla giustizia e stabilito una multa da 18mila euro al giorno per ogni profilo rimasto aperto. Da lì la decisione di X di chiudere la sede brasiliana.
Il caso esplode in un momento complicato per i social network e per la libertà di espressione. Non solo il caso Durov, molto dibattuto. Le piattaforme devono fare i conti anche con la nuova legislazione europea sui servizi digitali. Senza dimenticare la clamorosa confessione di Mark Zuckerberg che in una lettera ha ammesso di aver ceduto alle pressioni dell’amministrazione Biden durante la pandemia Covid per censurare le posizioni scomode sul coronavirus. E ora il caso X. Qualcuno, secondo voi, urlerà alla censura? No. Ma in fondo in Brasile governa Lula, mica Orban.