26 febbraio 2024. I risultati delle elezioni regionali in Sardegna sanciscono per poche centinaia di voti la vittoria di Alessandra Todde, espressione di Pd e M5s, sul candidato del centrodestra Paolo Truzzu. Un successo incredibile, celebrato con eventi, foto, bottiglie di champagne e dichiarazioni al vetriolo E soprattutto una convinzione: il campo largo giallorosso può battere Giorgia Meloni, l’accozzaglia sinistrorsa può mandare a casa il governo e tornare al potere. Torniamo all’oggi. Sono bastate meno di tre settimane per archiviare l’entusiasmo grillino-democratico. Sì, perché il campo largo è morto ancor prima di nascere.
La prima impressionante battuta d’arresto risale a sette giorni fa in Abruzzo: l’esito delle urne ha premiato il governatore uscente di centrodestra Marco Marsilio. Battuto il rivale giallorosso Luciano D’Amico di 7 punti percentuali: una vittoria netta, chiara, limpida, un’altra storia rispetto alla Sardegna. Il crollo delle ambizioni, con i repentini passi indietro di chi – tracotante – pensava di spodestare la Meloni. In pochi giorni, le regionali sono passate dall’essere un banco di prova per il governo al non centrare nulla con la politica nazionale. E pensare che c’era chi parlava di Abruzzo come l’Ohio italiano.
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Dalla Basilicata al Piemonte, il campo largo è imbarazzo allo stato puro. Le crepe aperte sulle candidature sembrano ogni giorno meno sanabili e il caso lucano merita una riflessione per la sua straordinaria componente assurda. La scelta di puntare su Domenico Lacerenza è durata 48 ore: vani i tentativi del Pd di evitare la figuraccia. “È una decisione presa con assoluta serenità e anche nell’interesse delle forze politiche che hanno voluto propormi”, le parole di Lacerenza: “Avevo dato la mia disponibilità, ma non posso non registrare le reazioni che ci sono state in seguito. In ogni caso voglio che lo spirito che ha portato alla proposta che ho ricevuto, cioè la ricerca dell’unità dei moderati e progressisti e l’offerta di una coalizione capace di battere il centro destra in Basilicata, sia preservato, e per questo faccio un passo indietro”.
Fatali i malumori tra i dem e il no granitico i Conte all’ingresso in squadra di Azione (Calenda, tra una piroetta e l’altra, ha colto la palla al balzo per parlare di “dilettanti allo sbaraglio”). Parole dure da Conte: direttamente da Napoli, Giuseppi ha precisato che Lacerenza “è stato impallinato in un gioco di correnti”. Ma come anticipato quello lucano non è un caso isolato. A poche ore dalla rottura in Basilicata, il Pd ha lanciato in solitaria la candidatura di Gianna Pentenero. Immediato il j’accuse dei grillini per stigmatizzare “il cambio di passo e di metodo” e “una decisione che cozza con il dialogo”. Da qui la decisione di correre in solitaria. A completare la Caporetto giallorosso – soprattutto lato dem – è l’appoggio di Italia Viva a Vito Bardi. Tra ricatti e personalismi, il campo largo ha superato la soglia del ridicolo. E Meloni dorme sonni tranquilli, molto tranquilli.
Massimo Balsamo, 16 marzo 2024
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