Il governo canadese, guidato da Justin Trudeau, ha messo sul tavolo una proposta legislativa che ha scatenato dibattiti accesi riguardanti la libertà di espressione e i diritti civili all’interno del paese. La proposta in questione darebbe ai magistrati la facoltà di confinare a domicilio le persone qualora emergesse il timore che possano perpetrare crimini d’odio. La natura controversa di tale misura ha acceso le discussioni sull’equilibrio tra sicurezza pubblica e libertà individuale.
I detrattori hanno definito il disegno di legge eccessivamente severo, avvertendo che potrebbe espandere in modo preoccupante i poteri giudiziari e comprimere la libertà di parola, ostacolando la capacità di gestire dialoghi su temi complessi. Difendendo la proposta, il Ministro della Giustizia Arif Virani ha argomentato che questa rappresenterebbe un “strumento importante” per la tutela delle potenziali vittime. “Se vi è una legittima preoccupazione di escalation, individui o gruppi potrebbero avanzare richiesta di un ordine di mantenimento della pace per prevenire determinate azioni”, ha riportato The Telegraph citando Virani.
Le restrizioni preventive potrebbero includere il divieto per gli individui di avvicinarsi a luoghi di culto come sinagoghe o moschee, o limitazioni nell’uso di internet. Il Ministro ha sottolineato come tali misure potrebbero contribuire a de-radicalizzare persone influenzate da contenuti dannosi online e a prevenire azioni violente, alcune delle quali potenzialmente letali.
Oltre alle preoccupazioni legate alla libertà di parola, il disegno di legge, noto come Bill C-63, introduce un nuovo reato di crimine d’odio, prevedendo persino l’ergastolo per i casi più gravi. Imporrebbe inoltre alle piattaforme online di eliminare tempestivamente contenuti che includano abuso sessuale su minori o materiali sessuali condivisi senza consenso.
Pierre Poilievre, leader dell’opposizione, ha criticato l’iniziativa governativa di “censurare le opinioni“, accusando il governo di tentare di sopprimere le visioni contrarie all’ideologia del Primo Ministro. La Canadian Civil Liberties Association, attraverso Noa Mendelsohn Aviv, ha espresso preoccupazione per le “penalità eccessive” proposte dal progetto di legge, avvertendo delle possibili “violazioni della libertà di espressione, della privacy, dei diritti di protesta e della libertà in generale”. Il disegno di legge consentirebbe di presentare denunce alla Commissione Canadese per i Diritti Umani per presunto discorso d’odio online, con risarcimenti fino a 20mila dollari per le vittime.
Queste misure hanno sollevato allarmi anche nel settore privato, particolarmente tra coloro che lavorano in ambiti creativi, come il mondo della comicità. Josh Dehaas, un legale della Canadian Constitution Foundation, ha manifestato preoccupazione per il rischio che comici e persone impegnate in dialoghi su argomenti sensibili possano essere soggette a denunce. Il timore di affrontare azioni legali potrebbe indurre molti a censurarsi.
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