Il cancro dei bonus: tutto “gratis” per poi pagarlo il doppio

Gli scritti di Sergio Ricossa, economista e liberale vero, per leggere il presente

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In uno dei suoi recenti libri di racconti Woody Allen ci parla di un tale Milo Vorpich che, al crollo di Merrill Lynch, mise tutto quello che aveva dentro il materasso, e quando il nuovo governo si decise a destinare due miliardi di incentivi ai proprietari di materassi pieni di soldi, il sig. Vorpich ne fu avvantaggiato, tanto più che il suo era un materasso per letto matrimoniale!

Si direbbe che la fantasia di Allen si sia spinta ai confini del surreale, oltre il limite del paradosso. E invece, per restare agli ultimi anni, l’Italia ha surclassato il grande autore newyorkese, superandolo di gran lunga in fantasia e paradossi.

La pervasività crescente dell’interventismo di governi statalisti ha generato mostruosità e bonus a go-go, inquinando il mercato e l’economia già zoppicante del paese, con provvedimenti così originali che a confronto Allen è un dilettante. Così ci sono stati dispensati, in ordine sparso e sommario, bonus 80 euro, bonus 100 euro, bonus per rottamazione auto, rottamazione elettrodomestici, bonus rubinetti, bonus infissi, bonus 90% per le facciate e così via lavorando di creatività fino ad arrivare al superbonus 110%, il capolavoro! Si convince il contribuente che può avere tutto gratis, e così lo paga il doppio.

Debito pubblico in crescita assurda, inflazione fuori controllo per il settore edile, con una bolla di crescita distorta prima e un crollo di aziende in caduta libera poi, con pessime conseguenze e tensioni anche nel mercato del lavoro.

I generatori di bonus sono sempre in azione: inquinano e distorcono il mercato e poi vanno in giro a dire che il mercato è inquinato e quindi non funziona. Con una ulteriore deleteria conseguenza: si generano schiere di imprenditori fasulli che “vivono di bonus”, si specializzano nel ricevere le prebende dai bandi pubblici e fanno concorrenza sleale agli imprenditori non sovvenzionati.

Scriveva Sergio Ricossa nel suo straordinario “I pericoli della solidarietà” (Rizzoli – 1993): “Un industriale incompetente non soddisfa la clientela. Se lasciamo fare al mercato, la concorrenza porta costui inesorabilmente al fallimento. L’industriale, incompetente in economia ma astuto in politica, chiede aiuto ‘sociale’ cioè chiede denaro pubblico per non licenziare, dice, cento o mille operai. In effetti egli è nove volte su dieci un asociale egoista, che spreca risorse della collettività (risorse che la collettività potrebbe impiegare meglio) fingendo di preoccuparsi dei dipendenti, fingendosi solidale con essi. Arriva l’aiuto politico, con o senza tangenti, e cento o mille onesti operai si trasformano in complici del farabutto, guadagnando e costringendo la collettività a pagare più del valore di quanto essi producono. L’industriale aiutato diventa un concorrente sleale, che danneggia gli industriali non aiutati. L’industriale cattivo scaccia gli industriali buoni, l’economia di mercato a poco a poco cessa di funzionare e la si accusa di essere un sistema disastroso”.

Aspettiamo il bonus per i produttori di materassi imbottiti di soldi.

Fabrizio Bonali, 13 maggio 2024

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