La virologia è entrata ormai a gamba tesa nella politica italiana. Dopo la candidatura dell’epidemiologo Lopalco, in quota Articolo 1, nel collegio uninominale di Lecce; è arrivato il turno di Andrea Crisanti. Come comunicato ancor prima dell’inizio delle corse elettorali, il virologo raccoglierà i voti degli italiani all’estero, come capolista del collegio Europa, per il movimento di Enrico Letta. Crisanti correrà in Veneto, nella regione governata da Luca Zaia, il presidente che contò su di lui per fronteggiare l’emergenza pandemica, nel corso dell’esplosione della prima ondata.
Rottura indigesta
Eppure, se il microbiologo doveva rappresentare una risorsa, un’aggiunta decisiva, la punta di diamante delle liste del Pd; ecco che si sta presentando come un vero e proprio bastone tra le ruote. In una recente intervista al Fatto Quotidiano, Crisanti si è scagliato contro la linea di Enrico Letta, contestando la rottura dei dem con il Movimento 5 Stelle ed il suo sostegno al governo Draghi. Secondo il medico: “Letta avrà avuto i suoi motivi legittimi, ma per me e per altri del Pd è difficile da comprendere: i programmi di Pd e 5s sono molto simili”. E sentenzia sul premier: “Un voto a Draghi? Mah, 6… Trovo difficile che la parte più emarginata del Paese possa identificarsi in un banchiere e in un gruppo di tecnocrati”.
Colpa di Super Mario
Insomma, con poche frasi, Crisanti fa a pezzi le battaglie del suo partito di questi ultimi mesi. L’intramontabile slogan “o Draghi, o morte” appartiene solo ad una parte della segreteria del Partito Democratico, svelando quindi divisioni interne anche nel sostegno all’esecutivo in carica. Eppure, lo scorso gennaio da Lilli Gruber, era lo stesso microbiologo a tessere gli elogi dell’ex Bce e Goldman Sachs: “Draghi è bravo e fortunato”, affermava alla trasmissione Otto e Mezzo.
Ma non finisce qui. Secondo il microbiologo, in caso di vittoria del centrodestra e, più specificatamente, nell’ipotesi di exploit di Giorgia Meloni, la responsabilità sarebbe da ricercare proprio nella figura del presidente del Consiglio: “Il risultato del governo Draghi potrebbe essere la vittoria di Giorgia Meloni”. Anche se, per onestà intellettuale, bisogna ricordare che l’inizio della vertiginosa crescita di Fratelli d’Italia risale a partire dallo scoppio della pandemia, quando le stanze di Palazzo Chigi erano occupate da Giuseppe Conte ed i giallorossi.
Contraddizioni
Insomma, a soli tre giorni dal voto, Crisanti ha criticato aspramente le due scelti più importanti, compiute dal Partito Democratico, in questi ultimi sette mesi. Da una parte, l’abbandono dei grillini, proprio a causa delle loro responsabilità sulla caduta dell’esecutivo Draghi; dall’altra, il sostegno incondizionato di Letta all’attuale governo di unità nazionale. E allora, una domanda sorge spontanea: che ci fa il microbiologo tra le candidature del Partito Democratico? Viste le ultime uscite, un posto tra le file dei pentastellati sarebbe stato più comodo, ideologicamente conforme alla natura politica di Crisanti.
Mai oseremmo dire che la scelta sia stata dettata dal maggiore bacino elettorale del Pd, rispetto a quello del partito di Conte – assicurandosi, in tal modo, una maggiore probabilità di elezione in Parlamento. Le eventuali deduzioni le lasciamo volentieri ai lettori.
Matteo Milanesi, 22 settembre 2022