Cultura, tv e spettacoli

Il Capodanno in Rai è la festa mesta per l’Italia del popolo bue

La serata di San Silvestro targata servizio pubblico impone lo stesso copione, anno dopo anno

capodanno in rai

Mattarella, come miss Universo e Bergoglio, vuole “la pace nel mondo” e, come miss Universo e Bergoglio, però non sa come raaggiungerla: lui si limita a volerla e magari la fa passare, paradossalmente, per le istituzioni trans e sovranazionali come l’ONU, che la pace nel mondo la vedrebbe bene cancellando Israele, la OMS, la UE.

Tutto il resto è noia, davvero, l’effetto è da martellata in nuca, la verve narcolettica la convinzione soporifera, uno rischia di arrivare al clou con Amadeus già tramortito. E arriviamoci, da quest’altro presidente, all’ennesimo sermone di fine anno, i fili rossi, rossi, rossi sono tanti fra i due Capi di Stato, quello quirinalizio e l’altro sanremese: già ha cacciato il potentissimo Presta, segno di uno status ormai indiscutibile.

Ora, i san Silvestro con testimone tra Sergio e Ama sono di una mestizia veramente sovietica: sempre lo stesso discorso, sempre le stesse prediche, uno parla dei femminicidi per lanciare Papa Gino al Pd, partito di riferimento, l’altro mette insieme la solita insalata russa di pseudocantanti da spiaggia e decrepite glorie – ancora Romina Power, santa pazienza? Ancora Paola e Chiara, queste due sconosciute a vita? Ma Paola e Chiara condurranno qualcosa tra un mese, a Sanremo, e “L’anno che verrà” è ontologicamente una anteprima di Sanremo, Ama più Ama, Ama ama Ama, ho visto lui che anticipa lui che presenta lui che spoilera lui, nanananana.

In questa temperie, Ama e non più Ama, la dice giusta il pard, Ciuri, quando osserva che Ama ha riportato la baracca ai fasti di Pippo Baudo. Paragone un po’ blasfemo, ma ci può stare se non altro nel protagonismo, nell’onnipresenza, nella strapotenza (durerà? Non durerà?). Anche se poi è un gioco di specchi opposti, come cantava Lucio Battisti: da “canta ancora Uitniei, canta ancora!” di Pippo a Withney Houston, a “non cantare più Annalisa, non cantare più”: segno dei tempi, il convento passa questo, comunque c’era da partire con lo straziante conto alla rovescia: ma possibile che la transumanza dietro a questo straziante evento finale, roba che il Maestro Canello di Fantozzi, che anticipava l’orario, fra i tubi dello scantinato, al confronto era un sabba indiavolato, possibile dico che non avessero tarato uno straccio di scaletta?

Possibile sì: ed è stato l’unico fremito, il solo frisson di un Capodanno schedato, implacabile, inesorabile, di noia efferata, rigorosamente senza sorprese. Sì, d’accordo, anche Pippo viaggiava sul nazionalpopolare, sul rassicurante per famiglie, però manteneva un personalissimo retrogusto di insofferenza, una attrazione fatale, benché sorvegliata, per la follia, completamente sconosciuto ad Ama: lui è il Profeta del banale, il Signore del consueto, il Sovrano dell’ovvio. Come Mattarella, in perfetta continuità. E c’è davvero del cinismo nell’imporre lo stesso copione anno dopo anno, uno potrebbe vedere una registrata e non se ne accorgerebbe.

Ma abolire tutta la faccenda? Magari sostituendola da uno spettacolo teatrale, un concerto, una piéce? No, il popolo bue deve rincoglionirsi di luoghi comuni, da iniettare come vaccini, in una perenne lobotomia. Dentro e fuori dallo schermo. Vicino casa mia c’è il teatro cittadino: morto a fine d’anno, ma che ci vorrebbe a invitare una compagnia anche amatoriale, lo spettacolo e, a mezzanotte, l’interruzione, il brindisi tutti insieme, una serata davvero gentile, gradevole? Siamo ancora fermi al cliché dei cenoni, dei ristorantoni zeppi, delle tavolate in gruppo alla “Vacanze di Natale” ma la società è cambiata: più triste, più stanca, più rassegnata.

Sempre più quelli che non vogliono o non possono far niente a san Silvestro, non hanno nessuno, e la tregenda di Ama non li conforta. Ma meglio quella, da soli in casa con lo spumante che sa di sciroppo, darsi da fare, aprire un teatro è troppa fatica, siccome dobbiamo essere inclusivi, come dice il Presidente, vanno scomparendo pure i Capodanni in piazza per paura dei maranza e del terrorismo islamista, tanto c’è Ama da Crotone. Già, quest’anno la festa mesta della Rai si teneva in Calabria, un nuovo ciclo dopo gli insistiti fasti della Basilicata, dev’essere cambiato il mammasantissima di riferimento, le decisioni nel servizio pubblico si prendono così.

Non c’è altro, non si può inventare altro è già un’impresa arrivare a Mezzanotte, salvo constatare che, come sempre, tutti i centri della nazione hanno emanato ordinanze antibotti e tutte le popolazioni di tutti i centri allegramente se ne sono fottute trasformando borghi e villaggi nella striscia di Gaza. Cosa ci sia di divertente, di sacro in tutto questo, Dio solo lo sa. Usanze tribali, miserabili, a Napoli hanno inventato “a bumma ‘o pandorone”, in ossequio a Chiara Ferragni, una, dicono con orgoglio, basta a demolire un ecomostro, tipo Vele di Scampia.

Io ero lì, fatalmente rintontito, mi ha riscosso un bombardamento tale che non si sentivano neanche più le scempiaggini dalla tivù, tutti imbacuccati che facevano i brindisi e fingevano di essere felici. La cagnolina terrorizzata sotto al letto, i gatti, più abituati, più infastiditi che agitati, sembravano pensare: gli umani sono deficienti. Ogni anno una orrenda, evitabile, criminale strage di animali domestici e randagi col cuore scoppiato.

E la solita trafila di mutilati di pace che poi tocca a tutti mantenere. A Napoli c’era un operaio, uno che lavorava con le mani, prima, che se n’era ridotta una ad artiglio da topo e poi mandava appelli, credo abbia anche invocato “‘o reddit e cittannanz” per disgrazie acquisite. La disgrazia era lui. Di un altro, il telegiornale ha citato il caso, leggendario: un anno coi botti si è amputato una mano, l’anno dopo quell’altra. Botti proibiti, comprati nel sommerso, con l’economia nera e criminale.

Caro Mattarella, forse andava rimarcato questo, questa ostinazione nazionale nel non crescere, nell’anarchia intruppata, nell’ipocrisia amministrativa che emana le ordinanze ma poi tollera chi le viola, cioè tutti, nella presunta furbizia dei singoli che fanno un popolo certamente di coglioni. Ma sarebbe chiedere troppo a un presidente che crede nei cambianti climatici per causa dell’uomo, ma solo quello bianco, di destra e patriarcale, e sogna la pace nel mondo. Quando la follia si è arrestata oltre la mia finestra, inesorabilmente ho ripreso sonnolenza, quando, a un certo punto ho sentito ululare un’ambulanza. Nel dormiveglia, mi sono sorpreso a sperare fosse per qualche imbecille che si era appena mutilato.

Max Del Papa, 1 gennaio 2023

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