Ritornano in grande voga gli allarmi catastrofisti sull’ambiente. Ieri su la Stampa abbiamo letto l’ultimo rapporto dell’Icct, l’organizzazione internazionale che con sicurezza scientifica ci dice che in Italia ci sono state nel 2015, 7800 morti premature per inquinamento, di cui una buona parte deriverebbe dalle polveri delle auto diesel. Ci fidiamo di queste statistiche dal contenuto incerto (come si possa falsificare o verificare la morte prematura, posto che non abbiamo, noi esseri umani una data di scadenza certificata è un mistero) come se fossero dogmi religiosi.
Mi è così venuto alla mente uno stupendo passaggio di un libro del grandissimo Francesco Forte, A Onor del vero, Un’autobiografia politica e civile (Rubettino editore). Forte si scontra con il mondo accademico della sua generazione: “Avevo scoperto inoltre che il principale punto debole dei comunisti era il calcolo matematico, per il quale non sembravano avere attitudine. Anche quelli del Partito d’Azione erano deboli nel calcolo matematico. Ma in un altro modo. Loro potevano mettere insieme un sistema di equazioni elegante che io non riuscivo a maneggiare. Ma i numeretti, questa cosa banale che a me interessava molto, non li frequentavano. Così ignoravano che se 2×2 fa quattro, 2,5×2,5 fa 6,25, mentre basta togliere un 1 in coda a 2,5 e farlo diventare 2,4 e fare lo stesso per il moltiplicando 2,5 trasformato in 2,4 per ottenere solo 5,76, ossia 0,49 di differenza, un multiplo di 0,2 derivante dalla somma di 0,1+0,1”.
Cosa intende Forte? Semplice: basta cambiare di pochissimo una moltiplicazione (togliere uno 0,1) per avere risultati molto diversi da quanto ci si potesse aspettare. Ma leggiamo ancora: “Chiesi allora a Garegnani di darmi la possibilità di sostenere che il determinismo avesse il 2-3 per cento di errore. Così arrivai da lui con un manualetto di matematica attuariale in cui c’era il calcolo di quanto aumenta una lira con gli interessi composti e gli chiesi: «Mi dai un interesse composto fra il 3 per cento e il 2 per cento che non è molto alto come margine di errore?» Patteggiato l’interesse composto come margine di errore della perfetta previsione, dimostrai che la probabilità composta di una incertezza annua di 3 su 100 avrebbe portato in 156 anni alla indeterminazione del 100 per cento. Patteggiato il 2 per cento di indeterminazione si arrivava al 51,8 per cento di indeterminazione dopo 200 anni: un tempo molto lungo. Ma ne sarebbero bastati altri 38 per arrivare al 100 per cento”.
Il ragionamento adesso diventa ancora più chiaro. E Forte dunque ci aiuta nella conclusione “il tuo determinismo, avendo questo buchettino, è diventato indeterminato… La discussione andò avanti per molto tempo senza concludere nulla. Così mi convinsi che le leggi deterministiche del comunismo nelle menti confuse dei filosofi-economisti comunisti erano non un ragionamento scientifico ma una religione”. Come è appunto diventato il catastrofismo ambientale che non si può discutere, e i cui sacerdoti sono intoccabili.
Nicola Porro, Il Giornale 10 marzo 2019