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Il cavallo di Trojan di Bonafede contro la libertà

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Mentre i pensieri di tutti sono rivolti al Coronavirus, la libertà rischia di fare un bel passo indietro. Nel disinteresse generale, domani diventerà legge la riforma Bonafede che estende la possibilità, per gli inquirenti, di utilizzare i cosiddetti Trojan. Cosa sono? Cavalli di Trojan introdotti di soppiattò nei pc e nei telefoni degli indagati per terrorismo, mafia e ora reati contro la pubblica amministrazione.

Nel dispositivo ci sono garanzie per la difesa. Ma di fatto la legge permette di monitorare l’intera vita sociale e privata dell’indagato, raccogliendo una marea di informazioni non direttamente legate all’indagine. Materiale che qualche manina potrebbe allungare alla stampa o usare per ricattare. Toccherà ai pm, e non alla polizia giudiziaria, decidere cosa è funzionale alle inchieste e cosa no. Che differenza c’è con le intercettazioni ambientali? Pensate a cosa scrivete nelle mail e nelle chat: ci saranno molte cose private che non direste mai ad alta voce…

Molti giuristi, ne trovate una sfilza sui giornali di ieri e di oggi, fanno notare che la legge è lacunosa e dunque permette l’arbitrio. Del resto cosa aspettarsi da un governo come questo, nato dall’unione tra giacobini e giustizialisti? Un bel giro di vite contro la libertà e la privacy. Le norme paiono blindate, il voto non dovrebbe riservare sorprese. Così il governo Conte sarà forse ricordato non solo per la totale incompetenza, emersa drammaticamente di fronte all’emergenza, ma anche per questa norma liberticida. Complimenti vivissimi agli indefessi, ma soprattutto fessi, sostenitori delle capacità taumaturgiche del parlamentarismo, che ci ha regalato questo obbrobrio.

Alessandro Gnocchi, 26 febbraio 2020